"Tuttavia non credo che questo orribile silenzio della nostra epoca durerà a lungo, sebbene ritenga che al momento aumenterà. Che farsa la moderna larghezza di vedute! Nella moderna civiltà, libertà di parola significa in pratica che si può parlare solo di cose senza importanza. Non dobbiamo parlare di religione, perché è illiberale; non dobbiamo parlare di pane e formaggio, perché vuol dire parlare di negozi; non dobbiamo parlare della morte, perché è deprimente; non dobbiamo parlare della nascita, perché è indelicato. Non può durare. Qualcosa sopravvenga a infrangere questa strana indifferenza, questo strano egoismo sognante, questa strana solitudine di una folla di milioni di persone. Qualcosa deve interrompere tutto ciò. Perché non voi ed io?" Il Napoleone di Notting Hill di G.K.Chesterton

mercoledì 31 marzo 2010

È tempo di Pace, è tempo di Politica e Partiti

Durante la tregua elettorale bisogna ricostruire i partiti e fare le riforme per rilanciare finalmente il paese. “E sia finalmente la pace” è una frase molto evocativa ed ottima per definire questo momento di tregua. Veniamo da un triennio elettorale molto intenso, in cui sono state rinnovate tutte le amministrazioni dello Stato e quelle Comunitarie, per almeno due anni (a meno di crisi) gli elettori non saranno più chiamati alle urne. È quindi un tempo di pace elettorale. In questo periodo in cui non c’è l’impellenza di raccattare voti da ogni fascia di elettorato, dove non bisogna “spararla più grossa” per ottenere il consenso, dove non si sente il fiato sul collo della riconferma oppure no del proprio partito e della propria poltrona, si può davvero pensare alla politica. In questo tempo “benedetto” deve svilupparsi in tutti gli schieramenti politici la consapevolezza di doversi rinnovare e di dover tornare ad ascoltare la gente, tentando di rispondere ai suoi bisogni e problemi. Le scorse elezioni infatti hanno visto trionfare, più di tutti, l’astensionismo, ciò significa che gli elettori non sono solamente sfiduciati, ma non si riconoscono più in questi partiti, troppo staccati dalla loro gente.
C’è bisogno quindi di un profondo ripensamento, che ricollochi la politica nel luogo in cui da sempre dovrebbe stare, nelle piazze, cioè tra la gente. La ricostruzione dei partiti passa contemporaneamente dalla classe politica e dal popolo. I primi devono tornare ad ascoltare la gente, con voglia di fare e la concretezza di saper risolvere i veri problemi. Un politica meno dogmatica e carrierista, più pragmatica e popolare. La gente dal canto suo deve tornare a far sentire la sua voce, in modo forte e chiaro, deve riprendere coscienza di non essere una insieme di singoli individui allo sbando, ma una comunità che condivide un esperienza costituente collettiva. Dalla cui unità si determina la sopravvivenza o meno della nostra civiltà.
È un tempo proficuo anche perché si sviluppi un dialogo costruttivo tra Maggioranza e Opposizione per aprire davvero una grande stagione riformista. Bisogna, con il concorso di tutti, mettere in campo le riforme di cui il paese necessità: Giustizia, Scuola, Infrastrutture, Istituzioni sono solo alcuni dei temi importanti da affrontare, per non far morire il nostro Paese di soffocamento.
In tutto ciò bisogna uscire dall’individualismo, dismettere gli arroccamenti sulle singole rendite di potere, in una parole tentare di costruire e unire (gettando ponti) più che dividere e distruggere, per sviluppare un dialogo capace finalmente di promuovere il bene di tutti. Questa non è solo una speranza, ma una necessità. Se la gente non tornerà presto ad avvertire la politica come qualcosa di importante per la sua vita, arte costruttiva attraverso cui esprimere la propria idea di società, allora essa sarà scaricata definitivamente dalle persone. Con la drammatica conseguenza che la nostra civiltà morirà per abbandono o si rinchiuderà in un autoritarismo violento senza precedenti.

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