"Tuttavia non credo che questo orribile silenzio della nostra epoca durerà a lungo, sebbene ritenga che al momento aumenterà. Che farsa la moderna larghezza di vedute! Nella moderna civiltà, libertà di parola significa in pratica che si può parlare solo di cose senza importanza. Non dobbiamo parlare di religione, perché è illiberale; non dobbiamo parlare di pane e formaggio, perché vuol dire parlare di negozi; non dobbiamo parlare della morte, perché è deprimente; non dobbiamo parlare della nascita, perché è indelicato. Non può durare. Qualcosa sopravvenga a infrangere questa strana indifferenza, questo strano egoismo sognante, questa strana solitudine di una folla di milioni di persone. Qualcosa deve interrompere tutto ciò. Perché non voi ed io?" Il Napoleone di Notting Hill di G.K.Chesterton

domenica 27 giugno 2010

Ecomuseo di Via Gaggio

La Difesa e la Valorizzazione del proprio Territorio sono doveri inderogabili per ogni cittadino. Via Gaggio ha un grande valore per la nostra comunità, il Comitato spontaneo di Viva Via Gaggio ne è una prova, chiediamo che questo valore venga riconosciuto anche dalla Regione Lombardia tramite la concessione dell’Ecomuseo.
La mia speranza è che su una questione così importante si possa giungere all’unanimità in Consiglio Comunale, l’ho già detto durante il discorso d’insediamento dell’anno scorso: “Lonate non può cadere sotto il peso delle divisioni politiche” Quello che però mi spaventa, oltre le posizione politiche, è da la disinformazione, il disinteresse o peggio la rassegnazione di molti. È per questo che ringrazio di cuore il Comitato di Viva Via Gaggio per l’opera che sta facendo. Non basta la politica se dietro di essa non c’è una comunità viva, un popolo.
In questa battaglia durissima, fatta di interessi economici lontani, quello che ci sostiene non è una graziosa idea ecologica, ma la consapevolezza di lottare anche per le persone di Tornavento e perché questo grande patrimonio (Via Gaggio) possa arrivare intatto alle generazioni future. Solo dalla nostra unità può originarsi la speranza."
Guarda il Testo della Mozione
Immagine: articolo di Matteo Bertolli La Prealpina del 26 giugno 2010 fonte

giovedì 24 giugno 2010

Le Premesse (Politiche) alla Crisi

Le cause della Crisi non sono state tutte economiche, vi sono responsabilità precise per scelte politiche errate

Conviene a questo punto fermarsi un attimo e riflettere. Le banche non sono certo enti di beneficenza (questo l’ho già detto), ma hanno sempre avuto un’immagine istituzionale molto forte. Professionalità, segretezza, prudenza erano solo alcuni dei tratti distintivi di banchieri e bancari. Com’è accaduto che queste persone siano divenute improvvisamente talmente avide da ricercare il guadagno ad ogni costo? Sotto vi sono responsabilità politica bipartisan. L’amministrazione Clinton (1993-2001) maturò una particolare strategia immobiliare. Obbiettivo: aumentare il numero di proprietari di casa, soprattutto tra ispanici e neri. Risultato atteso: ripercussioni sociali molto favorevoli, meno crimini violenti e maggiore sicurezza sociale soprattutto tra le classi meno abbienti. Braccio destro di Clinton in questa operazione fu Roberta Achtenberg, lesbica, attivista e avvocato dei diritti civili nonché lobbysta per la comunità gay di San Francisco. Essa diventò assistant secretary dell’ufficio per la Fair Housing and Equal Opportunity del Dipartimento per la casa e lo sviluppo urbano. Dal momento del suo insediamento la Sig. Achtenberg attuò una massiccia politica di controlli sulle banche. Ogni istituto che rifiutasse un mutuo ad un ispanico od un nero, magari perché semplicemente non giudicato solvibile, venne sottoposto ad un severissimo screening per verificare se si fosse trattato di discriminazione razziale (oppure legata all’orientamento sessuale). Questo meccanismo si intensificò con il tempo, appoggiata anche dal ministro della giustizia Janet Reno. I controlli si inasprirono, le banche ritenute “colpevoli” subirono pesanti sanzioni. Addirittura la limitazione nell’apertura dei propri sportelli. Alla fine gli istituti creditizi, per non incorrere in maggiori sciagure, dovettero cedere e offrire mutui e danaro a chiunque li chiedesse, anche senza garanzie.
Da qui partì la necessità delle banche di alimentare una “finanza creativa” in grado di liberarle da tutti questi mutui di dubbia solvibilità che avevano in portafoglio. Questi i motivi della deregulation e dello scambiarsi sui mercati di titoli tossici. Infine le banche videro l’alta redditività dei subprime e fu l’inizio della fine. Nel frattempo ci fu il cambio di guardia alla Casa Bianca. L’Amministrazione Bush sbagliò a non sconfessare subito questa politica. all’inizio il Presidente Bush sembrò seguire le orme del suo predecessore: “Diventare proprietari di una casa è un modo di realizzare il sogno americano: voglio estendere il sogno a tutti … Abbiamo bisogno di capitali per acquirenti a basso reddito: Fannie Mae e Freddie Mac faranno la loro parte” (18 luglio 2002). Di lì a breve Bush si corresse e cambio drasticamente rotta, ma orami era troppo tardi, il punto di non ritorno era stato superato.