"Tuttavia non credo che questo orribile silenzio della nostra epoca durerà a lungo, sebbene ritenga che al momento aumenterà. Che farsa la moderna larghezza di vedute! Nella moderna civiltà, libertà di parola significa in pratica che si può parlare solo di cose senza importanza. Non dobbiamo parlare di religione, perché è illiberale; non dobbiamo parlare di pane e formaggio, perché vuol dire parlare di negozi; non dobbiamo parlare della morte, perché è deprimente; non dobbiamo parlare della nascita, perché è indelicato. Non può durare. Qualcosa sopravvenga a infrangere questa strana indifferenza, questo strano egoismo sognante, questa strana solitudine di una folla di milioni di persone. Qualcosa deve interrompere tutto ciò. Perché non voi ed io?" Il Napoleone di Notting Hill di G.K.Chesterton

mercoledì 31 marzo 2010

È tempo di Pace, è tempo di Politica e Partiti

Durante la tregua elettorale bisogna ricostruire i partiti e fare le riforme per rilanciare finalmente il paese. “E sia finalmente la pace” è una frase molto evocativa ed ottima per definire questo momento di tregua. Veniamo da un triennio elettorale molto intenso, in cui sono state rinnovate tutte le amministrazioni dello Stato e quelle Comunitarie, per almeno due anni (a meno di crisi) gli elettori non saranno più chiamati alle urne. È quindi un tempo di pace elettorale. In questo periodo in cui non c’è l’impellenza di raccattare voti da ogni fascia di elettorato, dove non bisogna “spararla più grossa” per ottenere il consenso, dove non si sente il fiato sul collo della riconferma oppure no del proprio partito e della propria poltrona, si può davvero pensare alla politica. In questo tempo “benedetto” deve svilupparsi in tutti gli schieramenti politici la consapevolezza di doversi rinnovare e di dover tornare ad ascoltare la gente, tentando di rispondere ai suoi bisogni e problemi. Le scorse elezioni infatti hanno visto trionfare, più di tutti, l’astensionismo, ciò significa che gli elettori non sono solamente sfiduciati, ma non si riconoscono più in questi partiti, troppo staccati dalla loro gente.
C’è bisogno quindi di un profondo ripensamento, che ricollochi la politica nel luogo in cui da sempre dovrebbe stare, nelle piazze, cioè tra la gente. La ricostruzione dei partiti passa contemporaneamente dalla classe politica e dal popolo. I primi devono tornare ad ascoltare la gente, con voglia di fare e la concretezza di saper risolvere i veri problemi. Un politica meno dogmatica e carrierista, più pragmatica e popolare. La gente dal canto suo deve tornare a far sentire la sua voce, in modo forte e chiaro, deve riprendere coscienza di non essere una insieme di singoli individui allo sbando, ma una comunità che condivide un esperienza costituente collettiva. Dalla cui unità si determina la sopravvivenza o meno della nostra civiltà.
È un tempo proficuo anche perché si sviluppi un dialogo costruttivo tra Maggioranza e Opposizione per aprire davvero una grande stagione riformista. Bisogna, con il concorso di tutti, mettere in campo le riforme di cui il paese necessità: Giustizia, Scuola, Infrastrutture, Istituzioni sono solo alcuni dei temi importanti da affrontare, per non far morire il nostro Paese di soffocamento.
In tutto ciò bisogna uscire dall’individualismo, dismettere gli arroccamenti sulle singole rendite di potere, in una parole tentare di costruire e unire (gettando ponti) più che dividere e distruggere, per sviluppare un dialogo capace finalmente di promuovere il bene di tutti. Questa non è solo una speranza, ma una necessità. Se la gente non tornerà presto ad avvertire la politica come qualcosa di importante per la sua vita, arte costruttiva attraverso cui esprimere la propria idea di società, allora essa sarà scaricata definitivamente dalle persone. Con la drammatica conseguenza che la nostra civiltà morirà per abbandono o si rinchiuderà in un autoritarismo violento senza precedenti.

La Lega ai Banchi di Prova

La Lega Nord è in bilico tra Governo e Folklore

Con le scorse consultazione elettorali è stata netta l’affermazione della Lega Nord. Essa continua la sua galoppata nei consensi, tanto da insidiare il primato del PDL, quale primo partito in molte località e affermandosi anche in Emilia-Romagna con il 13.6%. Non voglio qui trattare di come la Lega guadagni consensi occupando sempre nuovi spazi di dissenso e scontento nell’elettorato. Perché le scorse consultazioni hanno sancito un passaggio fondamentale, la Lega ha ottenuto la presidenza di ben due regioni del nord. E che regioni!! Il Veneto e il Piemonte. La Lega ha sempre dimostrata una doppia anima: una più governativa, in giacca e cravatta, (si veda l’impeccabile Ministro dell’Interno Maroni) e una più movimentista e (passatemi il termine) folkloristica. La Lega è riuscita fin ora ad essere forza di Governo e di tenuta della maggioranza a Roma, mentre si dilettava tra Pontida, druidi e ampolle del dio Po con i suoi militanti. La Lega ha potuto incarnare l’essere forza di governo in virtù di un forte consenso, che gli viene dal dissenso e dal suo proporsi come forza di rottura. Una sorta di contraddizione in termini. Il passaggio sancito da Zaia e Cota è però storico. Nonostante tutto la Lega aveva già dato prova di pragmatismo e di saperci fare negli enti locali, ma non si era ancora cimentata nel governare una regione ovvero in quello che dovrebbe essere proprio la sua vocazione naturale. Ce la farà? E chi può dirlo, del doman non c’è certezza…Si spera di si ovviamente, ma le sfide sono molte e difficili. Certo la Lega oggi è al banco di prova, se fallisce non avrà altre possibilità, perché fallirebbe proprio per ciò per cui è nata.
La sfida che aspetta la Lega è in primo luogo quella di provare a governare “in prima persona” due delle più importanti regioni del nord, dimostrando di essere forza di governo matura e capace. In seconda battuta dovrà dimostrare una certa dose di equilibrismo, in modo da coniugare l’essere oramai forza di governo e al contempo forza di rottura e dissenso. Speriamo ci riesca, in bocca al Lupo a Luca Zaia e Roberto Cota… e poi ovviamente anche (per usare un espressione di un amico leghista) al “Vice-re” Formigoni, VAI ROBERTO!!!

Crisi Puntuale, Crisi Sistemica e Bolle speculative.

Parliamo di Crisi e Bolle Speculative (se le conosci le eviti)

È giunto ora il momento di parlare di una differenza fondamentale, quella che vi è tra Crisi Puntuale e Crisi Sistemica
Una crisi di per sé è un momento di grande difficoltà, in cui le condizioni generali e gli eventi sembrano volgere al peggio.
La Crisi Puntuale è un evento fisiologico all’interno di un economia di mercato. Essa può essere generata dal rallentamento dell’economia, dal fallimento di un singolo istituto di credito (se ben gestito), oppure ancora dalla crisi di un settore. La crisi puntuale è di solito circoscritta e destinata a risolversi nel breve periodo, grazie a piccole manovre economiche portate aventi dai singoli governi.
La Crisi Sistemica è molto più grave, perché colpisce l’intero sistema economico (produttivo, distributivo, di credito ecc…) e ne mette a repentaglio la sopravvivenza. Durante una simile crisi la priorità è quella di salvare il sistema nel suo complesso, con manovre economiche forti e coordinate.
Una delle cause scatenanti delle crisi sono le bolle speculative. Esse sono dei fenomeni economici complessi, legati anche ad aspettative irrazionali di guadagno. Il valore di un prodotto scambiato sul mercato (non per il consumo immediato) è dato dalla speranza di guadagni, che da esso possono derivare. L’esempio classico è il valore di un azione, esso oggi è dato dall’aspettativa che l’investitore avrà sulla distribuzione di dividendi futuri, ragionevolmente attualizzati ad oggi.
Una bolla speculativa è una circolo vizioso, in cui il prezzo di un bene continua a salire, in cui le crescenti aspettative di profitto fanno salire i prezzi, rafforzano così la domanda, che a suo volte contribuisce a far lievitare i prezzi. Questa spirale si conclude quando gli investitori si accorgono che il bene in questione non potrà dare quei profitti irrazionalmente attesi e allora lo vendono in massa, provocando un crollo.
Vediamo di semplificare facendo un esempio: immaginate di poter prendere un granello di sabbia, e porlo sulla superficie di una bolla di sapone. In quel granello di sabbia abbiamo investito tutti i nostri soldi, il suo valore dipende dal prezzo a cui possiamo rivenderlo. Il prezzo è misurato dell’altezza a cui verrà portato il granello dalla bolla, più in alto sarà più alto sarà il prezzo.
La bolla continua a crescere, gonfiata dalle aspettative e dalla domanda, portando sempre più in alto il prezzo. Ad un tratto la bolla esplode lasciando precipitare il granello di sabbia per terra. Risultato il nostro granellino di sabbia non vale quasi più nulla, addio soldi.
La storia ci viene in aiuto con un episodio che spiega di come una bolla speculativa possa innescare una crisi sistemica. Si tratta della prima grande crisi speculativa del capitalismo moderno: “
la crisi dei Bulbi di tulipano” svoltasi in Olanda nel seicento.
I bulbi erano considerati beni d’investimento, perché concentrati di fiori futuri, venivano venduti sia a peso che a prezzo. I bulbi più rari raggiunsero presto quotazioni irrazionali, il Semper Augustus arrivò a valere come un abitazione dell’epoca. L'interesse del mercato arrivò a non dipendere più dalla loro bellezza, ma dalla nascente consapevolezza che se ne poteva trarre profitto. A tal proposito, sia grandi mercanti che umili contadini si fecero contagiare da quella febbre dilagante e il mercato si gonfiò a dismisura fino a crollare nel 1637, “bruciando” un enorme quantitativo di ricchezza e mettendo a durissima prova la tenuta finanziaria dell’Olanda stessa.

venerdì 26 marzo 2010

Vota PDL e Scrivi AZZI

Domenica 28 e lunedì 29 marzo

Andiamo a votare
È una scelta fondamentale perché segna la nostra volontà di essere un popolo libero, che liberamente sceglie i suoi rappresentanti.

Sosteniamo Roberto Formigoni
perché negli ultimi 15 anni il Lombardia si è visto all’opera un modello di governo d’eccellenza, in grado di favorire sviluppo della nostra terra e il benessere della nostra gente, rafforzando il ruolo della Lombardia come regione più importante d'Italia

Votiamo PDL
All’interno dello schieramento di centrodesta facciamo sentire la nostra presenza di un popolo sereno e determinato, che non si fa abbindolare dagli slogan, ma ha la forza e la volontà di realizzare grandi cose. In regione come in Italia. Noi siamo il “Governo del Fare”
Siccome ci è poi data la possibilità di indicare una preferenza. Scegliere cioè direttamente da chi farci la rappresentare, accanto al simbolo della PDL:
Scriviamo Rienzo AZZI.
Un candidato che mira a rappresentare veramente le esigenze del territorio, perché le conosce bene, perché le ha vissute realmente. È l’unico a volere che i tavoli e gli accordi importanti per la nostra terra: Malpensa, viabilità, sanità ecc… tornino a tenersi sul nostro territorio, con la partecipazione dei nostri enti locali, in modo da poter meglio conoscere le nostre esigenze e la nostra realtà.

sabato 20 marzo 2010

Stress da Informazione

L'unica funzione dell'informazione di oggi è quella di mandarci a dormire neri di rabbia


Questa canzone è indubbiamente molto simpatica, ma pone l’attenzione anche su una spiacevole realtà.
“ci siamo rotti il pacco di sentire che va tutto male, della valanga di brutte notizie al telegiornale”. È proprio vero, si accende il TG e si sente parlare solo di crisi, morti, delitti, corruzione, incidenti, disastri, ecc… insomma mai una buona notizia!! Possibile che vada proprio tutto male? Esiste realmente solo cronaca nera o quella giudiziaria? No, esiste anche altro, ma nessun ne parla, perché non fa audience. Facciamo l’esempio sui giovani, tutti a parlare di droga, incidenti del sabato sera, proteste contro la riforma della scuola, disagio, bullismo… mai nessuno che parli però delle migliaia di giovani che si impegnano negli oratori, nelle associazioni e nello studio. Esistono, ma non fanno notizia. Purtroppo oggi l’informazione è commercializzata, non importa la realtà, ma ciò che fa notizia ovvero vendere i giornali e far salire gli ascolti.
Mi fa sorridere pensare ad un programma di Radio Italia chiamato: “buone nuove, solo buone notizie”. non voglio dire che vada tutto bene, ma una buona notizia ogni tanto non farebbe di certo male!!!
Questa deriva dell’informazione mi preoccupa molto, perché è un circolo vizioso. Immaginatevi di ritornare a casa stanchi, dopo una dura giornata di lavoro, sedervi a tavola e di sentirvi scaricare addosso tutta questa serie impressionati di sciagure e cattive notizie. L’effetto? Nel migliore dei casi vi sentireste demoralizzati, altrimenti incazzati neri. Conseguenze? Se magari, dopo cena, dovevate uscire con gli amici, ad una riunione o altro, sarete sicuramente di pessimo umore o peggio ancora resterete a casa dicendo “tanto qui va tutto male, meglio che mi riposi e mi curi solo le mie cose” In conclusione: tante brutte notizie hanno solo l’effetto di farci andare a dormire nervosi e incazzati neri con tutte le conseguenze del caso.

Attaccano la Grecia per colpire l’Euro

È notizia degli ultimi giorni, si discute su come salvare la Grecia sommersa dai debiti. Vediamo di spiegare, pur con qualche approssimazione, cosa sta accadendo:

Il bilancio dello Stato (come tutti i bilanci del resto) si compone di entrate e uscite. Le entrate per una nazione sono le imposte e le uscite sono invece i servizi erogate, le strade, le scuole ecc…
Lo Stato di solito spende più di quanto incamera con le imposte, per coprire questo surplus di spesa ricorre al debito pubblico. con il tempo questo ha dato origine anche alla strana prassi (pericolosa) di garantire una parte del rimborso dei debiti con l’emissione di nuovi.
Il grandissimo problema di ogni nazione è trovare qualcuno che finanzi il suo debito attraverso l’investimento nei titoli di Stato.
Ecco qui arriva il dramma, nessuno se la sente più di finanziare il debito pubblico Greco, per una serie di motivi sia qualitativi che quantitativi. Se non si trovasse qualche investitore disposto ad accollarsi il rischio la Grecia fallirebbe (anche se non è il termine corretto), con tutto quello che ne conseguirebbe. Il caso Italiano
Per capire meglio la situazione facciamo una piccola parentesi. Esistono degli stati in Europa che vengono chiamati con l’acronimo PIGS (maiali in inglese), cioè Portogallo Italia Grecia e Spagna. Tutti questi Stati sono caratterizzati da un deficit (debito pubblico) molto elevato, con dubbi in ordine alla sostenibilità sul medio lungo periodo dello stesso. Inutile dire di come la cornacchia di turno preveda continuamente la catastrofe ovvero il default di questi paesi.
Con la crisi economica questi Stati sono stati messi subito sotto la lente d’ingrandimenti per timore sulla loro tenuta alla crisi ( o per scommettere sulla loro crisi, dipende dai punti di vista)
È emblematico il caso Italia, certo la sanità dei conti pubblici italiani non è certo delle migliori, anche il governo lo sottolinea nel DPEF, ma abbiamo i nostri assi nella manica:
1) il sistema bancario Italiano è molto più solido di quello di molti altri paesi. Esso è fatto soprattutto da piccole banche che non avevano titoli tossici in portafoglio
2) il debito pubblico italiano è allocato presso le famiglie (e non sul mercato), che lo detengono con un forte grado di sicurezza e fedeltà. Chi non ha un BOT o un buono del Tesoro?

Questi due fattori garantiscono una sorta di solidità del debito, in quanto il suo collocamento e gradimento non è sottoposto alla roulette russa del mercato e delle banche.
Questo ci ha permesso, recentemente, di uscire dal “porcile” dei PIGS. La I dell’acronimo ora sta ad indicare Irlanda. Torniamo alla Grecia
Moltissimi paesi non hanno un debito “solido” come quello Italiano. Esso è collocato sul mercato, sottoposto quindi a continue fluttuazione e pericoli.
Immaginate ora di voler finanziare un debito, cioè fare un investimento, come scegliereste? Sicuramente il titolo con il rendimento più alto. Giustissimo, il rendimento però per un titolo di questo tipo non si ferma al tasso di interesse, essendo scambiato su mercati internazionali bisogna tener conto anche del tasso di cambio. I titoli sono valutati in base alla moneta corrente del paese che li emette, il valore della moneta ( o meglio il suo valore in rapporto alle altre) varia nel tempo, può aumentare o diminuire dipende dai casi. Per intenderci è questo che sentite al TG quando dicono: “oggi l’euro scambiato a tot sul dollaro”. Nel concreto vi è la possibilità oltre che di guadagnare con l’interesse, di guadagnare anche con il cambio. Come? Se una moneta si apprezza, aumenta il suo valore, questo vuol dire in concreto che al momento della restituzione del denaro vi saranno restituiti più soldi nella vostra moneta di riferimento.

Ultima informazione prima della conclusione: chi stabilisce il rapporto di cambio? Due agenti, il mercato attraverso le contrattazioni e le banche centrali che mettono in atto politiche monetarie atte a far aumentare o diminuire il valore della moneta. Bene, la nostra banca centrale di riferimento è la BCE (Banca Centrale Europea), questo perché abbiamo una moneta unica a livello europeo. Significa che la “politica monetaria” è stabilita in modo uguale per tutta la zona euro, anche in presenza di paesi con situazioni diverse. L’euro negli anni si è sempre dimostrato una moneta forte, ha infatti sempre incrementato il suo valore, tanto da superare e di gran lunga la parità sul dollaro. Ciò significa che un debito appetitoso è senz’altro quello sull’Euro per le buone possibilità di apprezzamento nel tempo.

Possiamo giungere alla conclusione e spiegare il titolo dell’articolo. È vero la Grecia ha i suoi problemi, ma il suo eventuale default cosa comporterebbe? Un duro colpo alla moneta unica, in quanto la BCE dovrebbe intervenire investendo ingenti capitali, cioè riducendo le riserve e compromettendo la solidità dell’Euro. Chi si avvantaggerebbe di questo? I paesi fuori dall’area Euro, in particolare Inghilterra e USA, che devono riuscire a collocare ingenti quantità di nuovo debito sul mercato per coprire le maggiori spese derivanti dalla crisi. La strategia è semplice affossando l’euro le condizioni sui loro debiti sarebbero più vantaggiosi e più facilmente collocabili sul mercato. Si, ma come fare ad indebolire la moneta unica? Facile attaccando un paese dell’area Euro, es. la Grecia. Ce la faranno? Probabilmente no, se al posto che lasciare in mano la situazione alle banche intervenissero i Governi, coordinando una politica europea di salvataggio, magari anche con l’ausilio del FMI, la Grecia sarebbe salvata senza tanti scossoni. Ci vuole però una certa forza politica per farlo, vedremo… Insomma saremo anche il vecchio continente, ma quando l’Europa è compatta fa ancora paura agli USA & C. FORZA EUROPA!!!


La Firma dei Trattati di Roma

giovedì 18 marzo 2010

Un omaggio a Peppino Prisco

In occasione della qualificazione dell’Inter ai quarti di Champions League, pubblico questo video in omaggio anche all’Avv. Giuseppe (detto Peppino) Prisco.



Giuseppe Prisco, meglio noto come Peppino Prisco (Milano, 10 dicembre 1921 – Milano, 12 dicembre 2001), è stato un avvocato e dirigente sportivo italiano, per 48 anni vice-presidente dell'Inter.
Sempre ironico e pungente con le sue battute ha accompagnato tutte le più grandi vittorie dell’Inter

La Corsa II

...Continua Il rischio di corsa agli sportelli non è pericoloso solo per le banche, ma anche per l’intera economia, vediamo perché:
Accantoniamo un attimo l’esempio dell’assalto agli sportelli e immaginate che una banca abbia poca liquidità in cassa e non riesca a rimborsa un obbligazione in scadenza. Anche in questo caso fallirebbe.
Il fallimento si verifica quando un impresa non riesce più a pagare i propri debiti, in una simile ipotesi si dice. “vengono consegnate le attività e i libri al curatore che provvede a liquidare la società, pagando ordinatamente i debiti ed eventualmente restituendo il residuo agli azionisti” In parole più semplice: un esperto prende in consegna tutti i beni della società, li vende all’asta e con il ricavato paga tutti i debitori. Detta a parole sembra semplice, ma è un attività lunga e complessa. Se fosse una banca a fallire, sarebbe spaventoso, in quanto oltre alla vendita degli immobili ci sarebbero di mezzo il rimborso di molti tipi di titoli, ipoteche, obbligazioni ecc… Tutto questo comporterebbe tempi biblici per la liquidazione. Nel frattempo le famiglie e le imprese che avevano lasciato i propri soldi in quella banca, li rivedrebbero solo dopo molto tempo e forse non tutti. Vi lascio immaginare il caos, niente più denaro in banca per nessuno. Più l’istituto di credito in questione fosse grande, più si innescherebbe un terribile effetto catena. Ad esempio le imprese non potrebbero più pagare, oltre gli stipendi, i propri fornitori che a loro volta non pagherebbero i loro fornitori e così viva… si aprirebbe quindi la crisi di molte imprese, perdita di posti di lavoro ecc… La situazione sarebbe davvero drammatica. L’effetto si espanderebbe a macchia d’olio, compromettendo anche enti e altre banche, in breve sarebbe compromesso l’intero sistema economico. Questo scenario apocalittico prende il nome di collasso sistemico.

Non vi spaventate però perché:
1) nell’epoca moderna, i fallimenti delle banche sono in realtà pochissimi, quasi nulli. In Italia l’unica banca ad essere fallita è stato la Banca Italiana di Sconto nel 1921, che fu lasciata fallire prevalentemente per motivi politici.
2) il governo predispone organi di sorveglianza (ad es. la Banca d’Italia) che hanno il compito controllare costantemente la solidità delle banche per evitare una simile eventualità. Se ciò non bastasse un governo potrebbe sempre nazionalizzare l’istituto in pericolo.
3) il rimborso dei depositi è garantito in prima istanza dal Fondo Interbancario di Garanzia e in seconda battuta dallo Stato fino a 103.000 €

Quello che mi premeva sottolineare è di come questa ipotesi, seppur rarissima, sia comunque possibile, ne è un esempio la Northern Rock, ma di questi furboni parleremo in seguito…

Per concludere riprendiamo l’argomento della corsa agli sportelli. Essa è il tentativo di salvare i propri risparmi dalla voragine del fallimento, prima che la banca “chiuda i cancelli” per non effettuare più i rimborsi. Il vero problema sta nel fatto che questo meccanismo può essere innescato anche da una notizia completamente infondata, come nel video di Merry Poppins. Il panico è sempre molto pericoloso.

mercoledì 10 marzo 2010

Ci rifilano il "caos liste", anziché i programmi

La situazione è sicuramente di alta tensioni politica, però non si riesce a capire perché la campagna elettorale si stia concretando più sul caos liste che non sui programmi.
Il caso liste sembra stia lentamente rientrando. In Lombardia la lista Formigoni è stata riammessa, oltretutto senza bisogno di prendere in considerazione il decreto del governo. In Lazio la situazione è più confusa, ma si arriverà sicuramente presto ad una soluzione. Eppure in tutto questo continua il caos liste: ricorsi e controricorsi, grida e schiamazzi. Come mai?
Le spiegazioni sono sostanzialmente due:
1) Tutti sapevano che le liste sarebbero state riammesse, a me no che qualcuno pensasse già ad una democrazia a partito unico. Sul come riammetterle la soluzione è stata equilibrata e nel pieno della legalità, tanto da essere firmata anche da Napolitano. Chi continua a urlare e stracciarsi le vesti lo fa solamente per calcolo politico. In Italia vi è sicuramente una parte di popolazione che vede in Berlusconi il male assoluto e in tutto ciò che fa un intrigo e un imbroglio per il suo tornaconto. (l’IDV l’ha capito da un pezzo) Il ragionamento è semplice: più urlo e grido che Berlusconi e i suoi sono dei farabutti, più voti di quell’area mi porto a casa.
2) Il caos liste serve a spostare l’attenzione dalla sostanza della competizione elettorale. Finché tutti seguono le news su ricorsi e controricorsi, nessuno parla di programmi o candidati. Non è facile spiegare che cosa di concreto si vuole fare per la propria regione avendo poi la forza di essere credibili (tramite i propri candidati sul territorio). Meglio limitarsi a dire di essere i Migliori, quelli che non ha bisogni di trucchetti per (provare) a vincere le elezioni.
Forse però dietro questa voglia di non parlare di programmi vi è una più terribile verità: non è che la Sinistra è rimasta senza idee?

martedì 9 marzo 2010

Le banche hanno paura della “Corsa”

Proseguiamo a spiegare alcune premesse utili per capire la crisi.
La banca è un impresa “straordinaria”, nel senso che è unica al mondo nel suo genere. Essa è, al contempo, l’impresa più redditizia e più fragile di tutte. È la più redditizia perché ha una sorta di margine di guadagno garantito. La banca, infatti, raccogli dai correntisti (tramite i depositi) promettendo di pagare X, nel frattempo presta il denaro a X+Spread. Tale spread permette alla banca di coprire le spese e avere un quasi certo guadagno. Anche se con l’andare del tempo le commissioni bancarie hanno acquisito sempre maggiore importanza, una simile struttura costi/ricavi garantisce un ottimo ritorno per le banche.
Esse sono però anche le imprese più fragili al mondo, sono infatti soggette al rischio di "Run" cioè il rischio di "Corsa agli sportelli".
Questo cosa significa? La banca raccoglie i soldi dai risparmiatori in quantità altissime. Quelli che noi chiamiamo depositi sono per la banca debiti, di cui noi possiamo chiedere il pagamento (tramite il prelievo) in qualsiasi momento. Dall’altro lato la banca presta il denaro a medio-lungo termine, ad esempio con i mutui. Vi è quindi una discrepanza temporale tra fonti e impieghi, che rende la banca strutturalmente illiquida, cioè con poca liquidità immediata. Non vi spaventate, la banca mantiene dei margini operativi più che sufficienti a rispondere ad una richiesta normale di prelievi, ma se tutti i correntisti di una banca si recassero nello stesso momento a prelevare i propri depositi, la banca non riuscirebbe a rimborsarli tutti. Non riuscendo a pagare i suoi debiti, essa fallirebbe.
È per questo che le banche hanno paura della corsa in inglese run. Continua...

L’esempio più simpatico di quanto detto è nella parte finale di questa sequenza tratta dal film Mary Poppins


domenica 7 marzo 2010

Buon 8 marzo

Un augurio di buon 8 marzo a tutte le donne. Al di là delle rivendicazioni sociali e dell’ideologia, questa festa risulta essere davvero importante per la nostra società. È una giornata per fare memoria di come la donna abbia un ruolo fondamentale innanzitutto all’interno della nostre famiglie, ma anche in ogni ambito della società, sia esso quello lavorativo oppure del volontariato. La sfida del futuro è quella di poter affermare finalmente il concetto di “Pari Dignità”. Il rapporto uomo donna non è una specie di sfida muscolare per la supremazia, ma un rapporto di vicendevole complementarietà. Infatti, con la consapevolezza di avere capacità e ruoli diversi per natura, siamo chiamati tutti insieme a concorre al bene del nostro paese e della nostra gente.

sabato 6 marzo 2010

Adesso possiamo votare (e vincere)

Sembra si possa finalmente tirare un respiro di sollievo, la lista Formigoni (per ora) è stata riammessa. Questo in seguito all’accoglimento da parte del TAR della richiesta di sospensiva.
La questione non è però finita, il TAR sarà chiamato a pronunciarsi definitivamente, nel merito della questione, tra pochi giorni. In tutto questo arriva il decreto del Governo. Esso è una scelta ragionata e di equilibrio. Si tratta non di un decreto legge che stravolge le regole per riammettere forzosamente una lista, ma piuttosto di un interpretazione della norma elettorale chiara e precisa, sulla scorta della quale i giudici potranno liberamente decidere. Si è quindi intervenuto nella legalità (pieno rispetto delle regole) e mantenendo le prerogative e l’equilibrio tra poteri dello stato. Infatti la magistratura non è stato espropriata di alcun potere decisionale, (può ancora escludere la lista), ma l’interpretazione data dal governo chiude eventuali spazi grigi (dove gli vili radicali potrebbero intrufolarsi)
Sembra proprio che la situazione si stia risolvendo al meglio, i vari Penati e Di Pietro non rinunciano però a gridare allo scandalo, anche se tutto è regolare. In realtà non è che siano realmente contrari alla decisione di Napolitano di firmare il decreto, ma lo strillo esasperato è uno sforzo politico-muscolare atto ad intercettare quelle parti di elettorato stanche del solito “Berlusconi malfattore”. È in somma un esercizio per guadagnare qualche consenso in più. Le competizioni elettorali, a volte, fanno proprio strani effetti.
Comunque adesso che le liste ci sono bisogna lavorare, tutti insieme per dimostrare con la forza dei numeri di essere un grande popolo che ama il suo paese e vuole ancora Roberto Formigoni Presidente

Brignao le banche e la Fiducia

Ogni tanto bisogna ridere un po'...

venerdì 5 marzo 2010

Vulnus Democratico

Riammettere le liste è un dovere verso la democrazia.
Vulnus significa ferita, ed è lo stato in cui si trova la democrazia in questi giorni. Le liste della PDL in Lazio e Lombardia sono state dichiarate escluse dalla scorsa elettorale. La situazione nel Lazio sembra rientrata, in Lombardia invece no.
Non voglio qui giocare al rimpallo delle responsabilità, anche se dopo questo fatto di retroscena se ne sono aperti parecchi. Si potrebbe parlare per ore: dal come i giudici si siano presi una grossissima responsabilità verso il paese, di come l’attacco potrebbe essere sia al PDL, ma anche da e per il PDL. Anche perché l’errore è davvero grossolano. Possibile che i dirigenti della PDL, persone che hanno ricoperto incarichi di governo e fanno questo mestiere da decenni, abbiamo preso una cantonata così clamorosa? Ma lasciamo perdere, la sostanza è un'altra.
Oggi il problema è riammettere le liste o per via giudiziaria o per via politica. Questo no per una semplice dimostrazione di forza, ma per garantire la democrazia stessa. La situazione è tesissima, bisogna evitare che i poteri dello stato si scontrino, bisogna agire nel rispetto delle regole e al contempo garantire la sovranità popolare in Italia. Il lasciare fuori Formigoni & C. non è un possibilità contemplata, in quanto si priverebbero moltissimi elettori del diritto a farsi rappresentare. Cosa assai grave in un paese democratico come il nostro. Riammettere la lista è dunque un gesto che mira a far prevalere la sostanza della democrazia sulla forma.
Penati in un intervista ha detto “Non era mia intenzione vincere così, per abbandono ell’avversario” Infatti anche nel caso in cui Formigoni venisse escluso, Penati non vincerebbe comunque, perché sarebbe sconfitta la democrazia.

W il Crocifisso

È con grandissima gioia che ho appreso la notizia dell’accoglimento del ricorso presentato dal Governo Italiano contro la sentenza anticrocifisso di Strasburgo dello scorso 3 novembre. Il caso dovrà essere ora esaminato dalla Grande Camera della Corte UE.
La questione aveva destato in me non poco stupore e rammarico, tanto da spingermi a presentare un apposita Mozione in consiglio comunale. Essa aveva come oggetto il mantenimento dei crocifissi nei luoghi pubblici di pertinenza dell’ente ed è stata approvata in data 21 dicembre 2009.
Il motivo di tanto interesse per la questione, non è determinato dal voler portare avanti una battaglia propagandistica a colpi di crocifisso, ma da una semplice costatazione della realtà.

Il crocifisso oltre ad essere un simbolo religioso è simbolo della tradizione, della cultura e della civiltà Italiana e Europea. Esso rappresenta di come il cattolicesimo è patrimonio integrante del popolo italiano, tesoro da trasmettere alle nuove generazione. è un po’ la nostra carta d’identità, insomma.
Esso, anche per chi non crede, è simbolo di libertà e uguaglianza: esso rappresenta di come un uomo 2000 anni fa abbia cercato (davvero) di cambiare il mondo senza guerre, proteste, rivendicazioni, ma andando dritto al cuore dell’uomo. Sempre quest’uomo, salendo sulla croce, ha affermato il principio di uguaglianza, perché è morto per tutti, anche per quelli che oggi, il crocifisso, lo vogliono levare.
Esso è simbolo di garanzia di una sana laicità dello stato: per laicità dello stato di si intende che lo stato si occupa della convivenza civile, le religioni si occupano di dare un senso alla vita dell’uomo. Levare il crocifisso significa che lo stato si arroga il diritto di negare un senso alla vita di ogni uomo. Tutto questo con lo scopo diabolico di esercitare un potere totale su tutti noi. Questo è il laicismo.
Tale simbolo infine trova riscontro nel legittimo sentire del popolo, che ad esso ha sempre guardato nei momenti di difficoltà, come nei momenti di gioia. Ad una persona che muore, a un bimbo che nasce, ad una madre che soffre per il figlio malato è più vicina l’immagine della croce che non un politico che le dica: “Tranquilla lei è in uno stato laicista (cioè asettico) la sua libertà la garantiamo noi…”Non possiamo togliere il crocifisso, anzi dovremmo metterne di più, così da restituire all’Europa un anima. Altrimenti il sogno europeo di Alcide De Gasperi nasce già morto.
Speriamo questa volta i giudici decidano bene.

CRISI (PROLOGO II) il Tasso d’Interesse

Abbiamo visto che se non si prestassero i soldi (via banche o mercato) le imprese non potrebbero aprire o espandersi. Questo ridurrebbe i posti di lavoro e metterebbe in difficoltà le famiglie, innescando un circolo vizioso. Non si creda però che le banche sia istituti di beneficenza!!! Esse svolgono attività d’impresa, quindi devono lucrano (guadagnare). Si, ma dove? la banca ha 2 fonti di guadagno.La prima è il tasso d’interesse. Il tasso d’interesse è un misura percentuale della remunerazione ottenuta prestando una somma di denaro: Mario presta a Pino 100 € a patto che gliene restituisca tra 3 mesi 105. In questo caso 5 è il premio che Mario vuole per separarsi dai suoi 100 €. Tale rapporto può essere espresso come il 5% di interesse (5/100)%. Una banca funziona così: raccoglie dal dai risparmiatori il denaro promettendo di pagare su esso un tasso d’interesse (passivo) e lo presta a chi lo richiede facendosi pagare un altro tasso d’interesse (attivo). Il tasso attivo è sempre maggiore di quello passivo. la differenza tra i due tassi è il guadagno (chiamato Spread). Riprendendo l’esempio di prima: Mario e Pino non si conoscono e quindi interviene una banca nella mediazione: Mario presta i soldi alla banca che si impegna a pagare alla scadenza il 5% (più i 100 di “capitale” ovviamente), la banca presta i soldi a Pino e si fa da lui pagare un tasso pari al 7%. Di questo 7%: 5 va a Mario e 2 resta alla banca (Spread) per il lavoro svolta. Seconda fonte di incasso (che va aumentando) sono le commissioni bancarie, esse sono semplicemente il prezzo che la banca fa pagare per i servizi che offre.

CRISI (PROLOGO I) Cos’è la Banca?

Si vuol qui iniziare a trattar, della crisi finanziaria che ci ha colpito, in modo semplice e simpatico così che tutti si rendano conto di cos’è accaduto e ciò serva da memoria per il futuro. Prima però di addentrarci in quest’ opera, serve un prologo, con alcune spiegazioni preliminari:

Cos’è la banca?
La banca è un impresa che mette in collegamento le unità in surplus con quelle in deficit finanziario (intermediazione finanziaria) oltre ad offrire altri servizi.

Vediamo però di renderlo più semplice:
Immaginate dunque vi siano 2 soggetti: il primo ha un lavoro stabile con un buon stipendio, una parte di questo stipendio viene spesa e l’altra accantonata per il futuro. Il secondo soggetto vorrebbe aprire una falegnameria, ma possiede solo qualche attrezzo e un piccolo gruzzolo, che però non basta allo scopo. I due potrebbero arrivare direttamente ad un accordo, il primo presta i soldi all’altro che si impegna a restituirglieli entro una certa scadenza. Così il primo non ci rimette niente, i soldi oggi non gli servono e quando ne avrà bisogno gi saranno restituiti. Il secondo può aprire la sua azienda e un domani restituire il prestito grazie agli incassi. Questo permette il girare dell’economia. Tale sistema diretto (o meglio di mercato) è il più facile, ma non sempre avviene. perché? i motivi sono molti: non ci si fida o ci si conosce, si volgio garanzie, non c’è una corrispondenza perfetta tra prestato e richiesto ecc… insomma quando si parla di soldi le faccende si complicano sempre. È qui che interviene la Banca, mette in collegamento tutti i soggetti con dei risparmi con chi di fondi non ne ha, ma ne vorrebbe avere per vari motivi. Lo fa in maniera sistematica e professionale, se ciò non avvenisse l’economia si bloccherebbe. in questo casa si parla di orientamento agli intermediari (alle banche). in Italia siamo molto orientati agli intermediari piuttosto che al mercato.