"Tuttavia non credo che questo orribile silenzio della nostra epoca durerà a lungo, sebbene ritenga che al momento aumenterà. Che farsa la moderna larghezza di vedute! Nella moderna civiltà, libertà di parola significa in pratica che si può parlare solo di cose senza importanza. Non dobbiamo parlare di religione, perché è illiberale; non dobbiamo parlare di pane e formaggio, perché vuol dire parlare di negozi; non dobbiamo parlare della morte, perché è deprimente; non dobbiamo parlare della nascita, perché è indelicato. Non può durare. Qualcosa sopravvenga a infrangere questa strana indifferenza, questo strano egoismo sognante, questa strana solitudine di una folla di milioni di persone. Qualcosa deve interrompere tutto ciò. Perché non voi ed io?" Il Napoleone di Notting Hill di G.K.Chesterton

sabato 26 ottobre 2013

Spazzaidea - Puliamo Lonate

Un'iniziativa meritevole per reprime l'inciviltà di alcuni, che non è stata premiata però da un'alta partecipazione della cittadinanza.
Ho partecipato quest’oggi a Spazzaidea - Puliamo Lonate, iniziativa nato su Fb con lo scopo di pulire il paese. A rappresentare l’Amministrazione Comunale erano con me anche il Vicesindaco Patera, l’Assessore Simontacchi e altri consiglieri comunali. Una bella mezza giornata di lavoro che ci ha visti impegnati a ripulire Via Giovanni XXIII e Via Principessa Mafalda. Abbiamo raccolto materiali di tutti i tipi (lattine, bottiglie, giornali, interi sacchi d’immondizia, copertoni…) e trovato anche una micro-discarica abusiva in Via Principessa Malfalda (con tanto di televisore). La presenza di così tanti rifiuti abbandonati è segno di una profonda inciviltà che genera un alto costo ambientale ed economico per la nostra collettività. L’Amministrazione Comunale è infatti chiamata a raccogliere e smaltire questi rifiuti con un elevato costo economico, in quanto la raccolta dev’essere effettuata tutta a mano nei boschi o a lato strada, sempre nella speranza di non trovare eternit (oggi fortunatamente non ne abbiamo trovato). Per il futuro sarà necessario sia intraprendere campagne di sensibilizzazione sulla tematica sia spingere per un maggior monitoraggio del territorio da parte dei vigili, onde reprimere gli abbandoni abusivi.
Unica nota dolente della giornata è la partecipazione. Come si intuisce dalla foto i partecipanti saranno stati circa 20-25, se si escludono però gli organizzatori, la protezione civile, gli amministratori comunali e altre persone attive a livello politico o di volontariato, di privati cittadini non ce n’erano molti purtroppo (2-3 forse).
Un grazie va anche alla Ferramenta Gelosa che ci ha fornito (per chi non li avesse) sacchi, guanti e giubbottini catarifrangenti.

La Prealpina del 27 ottobre 2013
 

sabato 12 ottobre 2013

TARES: tecnicamente perfetta, politicamente disastrosa

La nuova tassa sui rifiuti si appresta a dissanguare le imprese, addirittura con raddoppi dell’imposizione
Per quest’anno, e si badi bene solo per quest’anno  perché già dall’anno prossimo si parlerà di service tax, è in arrivo la TARES. Si tratta della nuova tassa rifiuti ideata dal Governo Monti (decreto n. 201/11) in sostituzione della vecchia TARSU (la TIA è oramai data definitivamente per dispersa).
Come si calcola (in breve)?
Il procedimento di calcolo è abbastanza raffinato e grossomodo si compone di questi passaggi. Innanzitutto vengono identificati i costi da coprire per il servizio di smaltimento rifiuti (fissi, comuni, variabili…). Vengono poi presi dei parametri generali che identificano quanti rifiuti produce un determinato Comune. Questi parametri cambiano a seconda che il Comune abbia una popolazione inferiore o superiore ai 5000 abitanti e che si trovi al nord, al Sud o al Centro Italia. Identificata la mole di rifiuti prodotti complessivamente si identificano quanti di questi rifiuti sono prodotti dalle realtà produttive. Esistono infatti 30 classi (un po’ troppo eterogenee) che presentano parametri (minimi e massimi) di produzione di rifiuti per metro quadrato. Stimati quanti rifiuti producono complessivamente le attività produttive si determinano per differenza (rispetto al totale già stimato) i rifiuti prodotti dai privati. Il costo da coprire (e dunque il relativo carico fiscale) è ripartito in base ai rifiuti prodotti (il principio a cui si ispira la tassa è “chi inquina paga”). Dunque:
  • Per le attività produttive si terrà conto dei metri quadri di attività e dei relativi parametri  di produzione rifiuti per metro quadro.
  • Per i privati il carico sarà ripartito in due quote. Una riferita ai metri quadri dell’abitazione e una in base al numero di componenti del nucleo familiare.
Cosa poteva fare il Comune?
Al Comune è stata lasciata una piccola autonomia. Ossia era possibile scegliere, entro un minimo e un massimo fissati per legge, il parametro da applicare alle realtà produttive. Similmente si poteva scegliere, sempre entro un minimo e un massimo fissati per legge, la quota dei privati rispetto ai componenti del nucleo familiare.
Cosa è stato fatto?
La proposta elaborata dalla nostra Amministrazione ci è parsa abbastanza equilibrata. Da una parte abbiamo fissato dei parametri intermedi per le attività produttive (circa il 45 % del parametro massimo applicabile, ad eccezione delle Banche e dei Motel a cui abbiamo applicato il massimo), dall’altra abbiamo privilegiato le famiglie più numerose. In tutto questo non abbiamo potuto tenere conto del reddito o altre valutazione di tipo politico-sociale, essendo la TARES saldamente ancora ai parametri fissati per legge.

lunedì 7 ottobre 2013

La fiducia era necessaria, ma ora serve lavorare per risolvere i problemi reali

La fiducia accordata al Governo Letta e "il passo indietro" di Berlusconi aprono una nuova pagina politica. ma più che i calcoli di potere urge dare risposte all'Italia che soffre.

“Signor Presidente, onorevoli senatori, nella vita delle Nazioni l’errore di non saper cogliere l’attimo può essere irreparabile. Sono le parole di Luigi Einaudi quelle che richiamo qui oggi: le richiamo qui in Parlamento, davanti al Paese, davanti a tutti voi, per venire subito al cuore della questione. L’Italia corre un rischio che potrebbe essere fatale, irrimediabile. Sventare questo rischio, cogliere o non cogliere l’attimo, dipende da noi, dipende dalle scelte che assumeremo in quest’Aula, dipende da un sì o da un no.”
Sono queste le parole con cui si apre il discorso del Premier Letta, pronunciato il 2 ottobre in Senato per richiedere la fiducia. Si tratta sicuramente di parole di alto profilo, che trasmettono la complessità e, per certi versi, la drammaticità della situazione attuale. Il momento storico presente è uno tra i più difficili della nostra storia nazionale recente. Stiamo infatti vivendo una crisi economica atroce che ancora morde ferocemente le nostre famiglie e le nostre imprese. I segnali di ripresa ci sono, ma sono deboli e non molto incoraggianti. A questo rischiava di unirsi una crisi politica dall’esito incerto, potenzialmente catastrofico. Sono dunque felice sia prevalso il senso di responsabilità e sia stata accordata nuovamente la fiducia al Governo Letta. Le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi non possono infatti influenzare (o monopolizzare) in modo così pesante l’operato del Governo che è chiamato innanzitutto a rispondere con forza alle istanze del paese. Per fare questo il Governo necessita dunque di avere un solido appoggio che gli permetta di occuparsi delle misure necessarie per far ripartire l’economia ed essere credibile a livello internazionale (dove il quadro generale è assai difficile). In questo momento non si possono anteporre gli interessi di parte a quelli dell’Italia . Il coraggio del Segretario Alfano è sicuramente encomiabile, ed anche il gesto di Berlusconi (molto sofferto) non è da disprezzare. Non so questo come inciderà sul futuro del Centrodestra (PDL o FI che sia), ma sono certo che questo fosse un passaggio, difficile e doloroso, ma necessario.

mercoledì 2 ottobre 2013

Il Patto di Stabilità Interno: l'oscuro burattinaio

Torniamo ad occuparci di finanza locale e della presenza di un burattinaio che nell'ombra muove i fili delle amministrazioni locali (leggi la versione ridotta)
Come già annunciato nello scorso articolo abbiamo superato la parte più noiosa della trattazione ed ora ci attendono tempi decisamente migliori. Se da una parte è abbastanza chiaro a tutti dove lo Stato prenda i suoi fondi (dai cittadini, con sistemi d’imposizione più o meno sofisticati), molto più oscuro è capire come e dove questi soldi vengano poi spesi. Qui si apre una discussione abbastanza interessante sui compiti dello Stato (o in generale dell’Amministrazione Pubblica). Uno dei padri del pensiero economico A.Smith (nel 1776) sosteneva che lo Stato doveva occuparsi di 3 funzioni principali: sicurezza interna (polizia) ed esterna (esercito), amministrazione della Giustizia e tutte quelle opere e quelle istituzioni pubbliche che l’iniziativa dei privati da sola non riesca a realizzare. A questi compiti “minimali”, nel corso degli ultimi due secoli, se ne sono aggiunti molti altri: istruzione, sanità, assistenza e previdenza sociale, tutela ambientale, promozione e sviluppo economico… va da sé che maggiori sono i compiti che vengono affidati allo Stato, quindi maggiore è il suo intervento, maggiori saranno anche le spese e conseguentemente il prelievo fiscale.
Un altro concetto basilare che credo di dover segnalare (e tornerà utile più avanti) è una distinzione più di taglio “aziendale” tra spese di struttura e spese politiche, questo riguarda trasversalmente le categorie elencate la scorsa volta.
Le prime sono quelle spese in gran parte fisse o semifisse che derivano dall’assetto che viene dato, in questo caso, alla macchina pubblica. Esse non si modificano in fretta o facilmente. Le seconde derivano invece da scelte precise fatte da un’amministrazione e riguardano appunto la politica, quindi la gestione effettiva in un orizzonte di tempo medio. Facciamo qualche esempio per chiarire. Una spesa di struttura è data dal personale , una volta assunti io devo pagare i miei dipendenti, anche nel caso non lavorino. Oppure il riscaldamento, è vero che qui  potrei regolare la temperatura o usare altri piccoli accorgimenti, è anche vero però che se io ho un certo numero di stanze da scaldare ed un certa efficienza dell’impianto, a meno di interventi radicali di ristrutturazione o scelte di lasciare al freddo alcune stanze, la mia spesa sarà abbastanza fissa. Diversamente le spese politiche dipendono da tutte le scelte che noi compiamo: la formazione (lo studio ad esempio), il fare o meno una campagna di prevenzione o incentivo, il favorire la cultura, l’istruzione, lo sport, l’assistenza o il contributo dato alle nostre associazioni.

S.Antonino C’è: una nuova realtà per “rianimare” il paese.

Un nuovo gruppo per rianimare il paese. Un sorprendente esempio di quando la sussidiarietà funziona.
Festa di S.Antonino in Fiore - maggio 2013
Il 27 dicembre 2012, festa di S. Giovanni Evangelista, nella piccola frazione di S.Antonino è nato un nuovo gruppo chiamato “S.Antonino C’è” con uno scopo molto semplice: rianimare il paese. Personalmente mi onoro di essere stato tra i promotori di questo progetto (insieme a Mara Stefanoni e Melissa Derisi) e di ricoprire attualmente la carica di Vicepresidente all’interno del gruppo. In questo breve periodo (circa 10 mesi di vita) abbiamo già fatto molto: la Giobia, il concorso di disegni per bambini, la festa di S.Antonino in Fiore, la camminata dei 3 campanili (in collaborazione con l’AVIS) e abbiamo collaborato con la Pro Loco per la festa della Terza da Luj. Il nostro gruppo è affiliato alla Pro Loco di Lonate Pozzolo con cui abbiamo un profondo debito di gratitudine per il supporto che ci offre.
Si tratta di un gruppo giovane e volenteroso che mira a “risvegliare” la nostra frazione, la nostra amata terra. Dai 3 membri di partenza siamo oggi arrivati ad avere circa 15 persone che collaborano con noi, siamo però sempre alla ricerca di persone generose che ci aiutino. Ci dai una mano?  
 Dal nostro sito “Chi siamo?”
"S. Antonino C'è" è un gruppo autonomo di lavoro, libero da fini politici e religiosi, nato ufficialmente nel gennaio 2013 che ha come finalità quella di “rianimare” Sant' Antonino Ticino, la frazione di Lonate Pozzolo (VA), valorizzandolo a livello sociale e culturale attraverso l’organizzazione di iniziative ed eventi.
Ciò che ha spinto alcuni santantoninesi a riunirsi e a decidere di dare una svolta alla vita del paese è la consapevolezza che il luogo in cui abitano sta pian piano diventando un paese-dormitorio dove le persone hanno ormai dimenticato di vivere intensamente questa realtà, ma spesso si limitano a subire passivamente ciò che accade.
Questo atteggiamento è piuttosto pericoloso perché pian piano porta alla morte lenta, ma inarrestabile della frazione.
Il gruppo però non vuole essere in contrapposizione o diventare alternativa a nessuna delle altre associazioni già esistenti, ma si propone di collaborare con esse poiché lo scopo principale non è dividere, ma unire per costruire qualcosa di bello che migliori il territorio e la comunità
.
Una frase di Chesterton tratta dal Napoleone di Notting Hill a mio avviso molto significativa per il nostro gruppo
"Come tutti gli uomini, sono nato in un cantuccio della terra che amo perché lì ho giocato da ragazzo, e mi sono innamorato, e ho parlato con i miei amici per intere notti che erano le notti degli dei. E ho avvertito l’enigma. Quei piccoli giardini dove parlavamo d’amore. Quelle strade dove trasportavamo i nostri morti. Perché dovrebbero essere luoghi comuni? Perché dovrebbero essere assurdi? Perché dovrebbe essere grottesco dire che una cassetta per le lettere è poetica se per un anno non potessi vedere una cassetta per le lettere rossa sullo sfondo di una serata gialla in una certa strada senza sentirmi distrutto da qualcosa di cui Dio mantiene il segreto, ma che è più forte del dolore o della gioia? Perché qualcuno dovrebbe far ridere dicendo “la causa di Notting Hill”? Notting Hill, dove migliaia di spiriti immortali ardono alternando speranza e timore."

La Dottrina Sociale della Chiesa: un tesora da riscoprire e valorizzare

Il messaggio della DSC è oggi più attuale che mai, ma quanti di noi lo conoscono?
Durante i miei studi universitari ho avuto la fortuna (e ne sono grato) di imbattermi nella Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) all’interno di un corso di Introduzione alla Teologia. Si è trattato di una grande sorpresa, la scoperta di un patrimonio inestimabile di saggezza e insegnamenti che risuonano attualissimi. Seppur ne conoscessi a grandi linee i contenuti (della DSC) la lettura integrale di alcuni documenti (es. la Rerum Novarum) è stata una grande scoperta. Essa ha un contenuto attualissimo (anche se scritta 120 anni fa) e interroga profondamente chi, in vari modi, tenta di occuparsi del bene comune (cittadini, amministratori o associazioni). Qui sotto propongo due miei “lavori”. Il primo è un approfondimento sui principi fondamentali della DSC e il secondo è una “tesina” sulla Rerum Novarum. Credo che oggi più che mai i credenti, in primo luogo, e poi tutti, siano chiamati a confrontarsi, conoscere, custodire e promuovere la DSC. Essa è attualizzazione, entro le vicende storiche, del messaggio di Verità del Vangelo. Spero che proponendo questi due documenti si possa accendere il desiderio di conoscenza in qualcuno dei miei lettori.
Documenti