"Tuttavia non credo che questo orribile silenzio della nostra epoca durerà a lungo, sebbene ritenga che al momento aumenterà. Che farsa la moderna larghezza di vedute! Nella moderna civiltà, libertà di parola significa in pratica che si può parlare solo di cose senza importanza. Non dobbiamo parlare di religione, perché è illiberale; non dobbiamo parlare di pane e formaggio, perché vuol dire parlare di negozi; non dobbiamo parlare della morte, perché è deprimente; non dobbiamo parlare della nascita, perché è indelicato. Non può durare. Qualcosa sopravvenga a infrangere questa strana indifferenza, questo strano egoismo sognante, questa strana solitudine di una folla di milioni di persone. Qualcosa deve interrompere tutto ciò. Perché non voi ed io?" Il Napoleone di Notting Hill di G.K.Chesterton

giovedì 24 aprile 2014

Fuori dal Tunnel della Crisi

Quali le vie d'uscita da una crisi che appare sempre più come infinita
Il nostro lungo e complesso viaggio nel mondo della finanza locale volge oramai al suo termine. Finora abbiamo esplorato il territorio, capito le regole del gioco, le sue dinamiche fondamentali e i legami nascosti che collegano il particolare al generale. In altre parole abbiamo genericamente capito dove lo Stato prende i suoi soldi e dove dovrebbe spenderli, abbiamo analizzato i pesanti vincoli nazionali ed europei che condizionano gli Enti Locali e abbiamo infine visto i problemi più diffusi che affliggono le pubbliche amministrazioni (inefficienza, iperburocratizzazione...). Molti mi hanno rimproverato questo lungo peregrinare, ma credo fermamente che sia necessario mettere tutti in grado di capire, almeno a grandi linee, cosa sta accadendo. Così che nessuno possa essere ingannato dalle solite chiacchiere dei politici di turno (vecchi o nuovi) oppure confuso dai mirabolanti paroloni ripetuti come mantra dai TG, il cui  significato è spesso oscuro anche a chi li pronuncia.
Grazie a tutto il lavoro fatto finora sappiamo dove siamo, possiamo ora dunque capire dove dobbiamo andare o più semplicemente tentare di rispondere alla domanda: ma come si esce dal tunnel della crisi?!? Non esistono ricette preconfezionate o almeno chi scrive non è in grado di darne. Credo però che la necessità primaria sia quella di far ripartire l'economia e creare così ricchezza e lavoro. Per farlo occorre dare un po' di ossigeno a famiglie ed imprese riducendo il macigno che da sempre le soffoca: uno Stato con una burocrazia opprimente ed una tassazione a livelli quasi criminogeni (la pressione fiscale effettiva è al 54% del PIL). Per abbassare le imposte, senza creare debito, dobbiamo però ridurre la spesa pubblica. Questo non può essere fatto tirando sforbiciate a casaccio, ma deve inserirsi in  un processo complessivo di revisione generale dello Stato, dei suoi sistemi di intervento e modalità di funzionamento. Eliminando sprechi assurdi e privilegi abnormi acquisiti senza merito. Dando più spazio magari, ove possibile e con apposite modalità, al mercato, ai privati e agli Enti non profit (strutture che operano bene e con un più alto grado d'efficienza). Smettendo, al contempo, di vessare cittadini ed imprese con burocrazia inutile e costosa. La struttura della Stato oramai non presenta più qualche crepa che si può chiudere con un po' di stucco, ma gravi danni strutturali che richiedono una grande opera di ristrutturazione. Fatto questo bisognerebbe tentare di ristabilire l'equità sociale (termine un po' forviante, ma che rende l'idea) ossia che ad ognuno venga chiesto di contribuire al finanziamento dell'apparato pubblico solo entro le sue reali possibilità. Questo non va vissuto però come una sorta di “vendetta sociale” (come il comunismo concepiva la redistribuzione), ma come una equilibrata redistribuzione del peso da portare, con un attenzione particolare a chi fa più fatica. (questo anche attraverso iniziative positive e non solo negative. Ad esempio che fine ha fatto il quoziente familiare?).
Diamo ora qualche informazione generale sul nostro Ente locale, per scendere, nel prossimo articolo, più nel dettaglio. Il nostro Comune ha una spesa corrente (senza investimenti e rimborso prestiti) di oltre 9 milioni di euro. Di questi il 48 % se ne va in spese di struttura così ripartite: il 25% (di 9 milioni) riguarda il personale, il 6% le spese energetiche, un altro 7% il funzionamento degli uffici e altre spese obbligatorie e un ultimo 10 % le varie gestioni (finanziaria, manutenzioni...). Su questo agglomerato è più complesso operare perché richiederebbe interventi strutturali. Vi sono poi le spese legate a vari settori quali la pubblica istruzione, il sociale, verde pubblico ecc... che assorbono il 16,2 % della spesa (siamo al 64,2% totale). Esse sono mediamente rigide, ma toccano settori "strategici" e bisogna dunque ben ponderare eventuali interventi. Il nostro Comune trasferisce poi all'Unione dei Comuni (per i vigili) un altro 8,5%, qui bisognerebbe indagare quale sia la contro partita a fronte di questo ingente trasferimento. Vi sono poi due voci particolari ossia le spese legate alla TARSU (gestione rifiuti, pulizia strade...) che ammontano ad un milione e mezzo di € quindi al 16,5% del totale, ma sono quasi interamente coperte dall'apposita tassa (una cifra comunque ragguardevole che dovrebbe far riflettere). Vi sono poi i servizi a domanda individuale (palestre, asilo nido, mensa e trasporto scolastico) che rappresentano il 9,3% della spesa corrente, essi sono coperti da alcune entrate specifiche (rette, buoni pasto...) non però totalmente e creano dunque un disavanzo di 350 mila € annuo da coprire con le entrate generali. Il solo asilo nido comunale, nonostante le rette, crea ogni anno una perdita di 180 mila € per poco più di 40 utenti. Infine il costo diretto della politica ammonta al 1,5% della spesa corrente, pari dunque a 135 mila €.
Prima di chiudere un piccola riflessione. Quelli trattati finora sono solo gli aspetti tecnici della vicenda. Essi possono dare il loro contributo, anche autorevole, ma non la soluzione definitiva per uscire dalla crisi. Per trovare la via d'uscita vi è bisogno di un grande rinnovamento della politica (e della cultura) che deve tornare a mettere al centro del suo agire l'uomo. I saldi di bilancio sono importanti, ma mai quanto le persone. Questo dovremmo ricordarlo più spesso, perché è l'economia ad essere al servizio dell'uomo e non viceversa.
Mauro Andreoli.
Capogruppo e Consigliere delegato alla Spending Review
pubblicato su Il Lonatese n. 31 marzo 2014

venerdì 18 aprile 2014

Santa Pasqua 2014

Dio vince nel fallimento, attraverso il paradosso della croce. E allora perché non gioierei di questa grande speranza?


L'avvenimento della Pasqua si concretizza in un annuncio straordinario: "Cristo è risorto, alleluia!" queste poche parole, di cui forse non riusciamo a cogliere subito il significato pieno, sono sufficienti però a far esplodere in noi una gioia incontenibile. La morte, ciò che dovrebbe avere l'ultima parola sulla vita dell'uomo, è stata sconfitta in modo singolare e misterioso. La croce, patibolo e strumento di umiliazione, riservata agli schiavi, diviene simbolo del sacrifico più alto, simbolo di amore vero e di speranza per tutti gli uomini. Dalla ferita del costato che doveva sancire la morte, sgorga invece un fiume di misericordia e speranza, l'unico capace di salvare l'umanità intera. Per dirla come Papa Francesco "Dio vince nel fallimento". Abbiamo una certezza dunque: nonostante le nostre miserie, le nostre mancanze ("Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?" Mt 26,40), la nostra indegnità, abbiamo qualcuno che ci ama più dei nostri stessi errori e ha dato la vita per noi. E con questo ci ha spalancato le porte alla "resurrezione della carne", non solo una vaga promessa, una teoria, ma un fatto reale e concreto. Dunque perché non gioire di questo?
"Quando tutto sembra perduto, quando non resta più nessuno perché percuoteranno «il pastore e saranno disperse le pecore del gregge» (Mt 26,31), è allora che interviene Dio con la potenza della risurrezione. La risurrezione di Gesù non è il finale lieto di una bella favola, non è l’happy end di un film; ma è l’intervento di Dio Padre e là dove si infrange la speranza umana. Nel momento nel quale tutto sembra perduto, nel momento del dolore, nel quale tante persone sentono come il bisogno di scendere dalla croce, è il momento più vicino alla risurrezione. La notte diventa più oscura proprio prima che incominci il mattino, prima che incominci la luce. Nel momento più oscuro interviene Dio e risuscita." Papa Francesco, udienza generale 16 aprile 2014

Auguri a tutti di una felice e serena Pasqua di Resurrezione

"Cristo è risorto, alleluia!"
Mauro Andreoli