"Tuttavia non credo che questo orribile silenzio della nostra epoca durerà a lungo, sebbene ritenga che al momento aumenterà. Che farsa la moderna larghezza di vedute! Nella moderna civiltà, libertà di parola significa in pratica che si può parlare solo di cose senza importanza. Non dobbiamo parlare di religione, perché è illiberale; non dobbiamo parlare di pane e formaggio, perché vuol dire parlare di negozi; non dobbiamo parlare della morte, perché è deprimente; non dobbiamo parlare della nascita, perché è indelicato. Non può durare. Qualcosa sopravvenga a infrangere questa strana indifferenza, questo strano egoismo sognante, questa strana solitudine di una folla di milioni di persone. Qualcosa deve interrompere tutto ciò. Perché non voi ed io?" Il Napoleone di Notting Hill di G.K.Chesterton

lunedì 27 gennaio 2014

Lo Stato è già fallito?

Uno stato che non riesce più a svolgere il suo mestiere può dirsi ancora legittimo?
Ben ritrovati coraggiosi e fortunati lettori/avventurieri alla scoperta della finanza pubblica. Coraggiosi perché siete riusciti a seguire fin qui i miei articoli, spero senza addormentarvi. Fortunati perché abbiamo oramai superato la maggior parte delle questioni tecniche e ci attendono dunque tempi migliori. L’affrontare per prime molte tematiche generali potrà magari esservi sembrato noioso, ma era assolutamente necessario. In economia, come in ogni sport che si rispetti, prima di cimentarsi nel gioco è necessario conoscere le regole di base e soprattutto i fondamentali. Credo inoltre sia dovere primario di ogni amministratore spiegare chiaramente le cose per come stanno, fuggendo proclami e promesse e senza nascondersi dietro i tecnicismi.
Dagli scorsi articoli abbiamo scoperto i motivi per cui la macchina pubblica è un po’ a corto di carburante (denaro). Questo brusco calo delle risorse disponibili ha avuto effetti certamente drammatici, ma anche molto interessanti. Sono infatti venuti alla luce tutti i difetti e i limiti, che la macchina pubblica covava al suo interno da tempo immemorabile.
Lo Stato o le Amministrazioni pubbliche funzionano in maniera molto semplice: prendono soldi dal singolo cittadino e in cambio forniscono servizi alla collettività. I servizi possono essere rivolti dunque a singoli o gruppi (scuola) oppure alla collettività nel suo insieme (sicurezza nazionale). Il primo problema, che salta all’occhio, è l’inefficienza nella produzione di questi servizi. La macchina pubblica brucia infatti una quantità di risorse esorbitante a fronte dei modesti servizi che offre o dei risultati che raggiunge. In questo non c’entrano necessariamente gli sprechi, ma è un’inadeguatezza intrinseca a rendere la macchina pubblica inefficiente, vedremo poi perché.
Molti Enti Locali, complici i forti vincoli finanziari, hanno poi iniziato a eliminare (tagliare) alcuni servizi. Questo pone un delicato problema di efficacia dell’amministrazione pubblica. Se infatti l’amministrazione pubblica nasce per fornire servizi ora che non li fornisce più a cosa serve? Detta così è un po’ banale, ma la questione è seria. L’impossibilità di spendere priva di fatto molti enti della capacità di mettere in atto politiche reali (contrasto disoccupazione, sanità, scuola…) generando una sorta di “fallimento morale”. Lo Stato preleva dunque denaro al solo scopo di sopravvivere ed alimentare una burocrazia che lui stesso ha creato, ma questo è legittimo? Perché i cittadini dovrebbero permettere la sopravvivenza di questo ingombrante parassita?
Lo Stato spende dunque troppo e male, ma come si è giunti a questo? Vi sono sicuramente ragioni storiche alla base di tutto. Lo Stato non è mai stato infatti un esempio di virtù e lungimiranza amministrativa, in nessuna epoca storica e non credo neanche in futuro. I pesanti vincoli europei hanno poi complicato ancora di più la situazione, ma non sono l’unica causa del problema. La macchina pubblica risulta infatti oggi sovradimensionata, lenta, refrattaria al cambiamento, scoordinata e iperburocratizzata. Su ognuno di questi termini si potrebbe aprire un dibattito e magari lo faremo nel prossimo articolo. Qui mi limito ad utilizzare un immagine. Pensate ad un corridore che per affrontare una maratona si mette sulle spalle dei pesi inutili, indossi un cappotto, prende le strade sbagliate ecc… una cosa certo buffa, ma che raffigura la triste realtà. Se poi pensiamo che lo sfortunato corridore potrebbero essere la società civile, la cosa appare sempre meno divertente.
A determinate in buona parte questo stato di cose è stata l’assenza, negli ultimi decenni, di un grande attore dalla scena, questo grande attore è la Politica. Essa si è affidata ciecamente alla tecnica e al progresso ritenuti capaci di risolvere ogni problema, ciò non si è avverato e i desolanti risultati sono sotto gli occhi di tutti. Per Politica non intendo l’affarismo, la corruzione e gli intrighi, ma la capacità di dialogo, confronto, mediazione, la progettualità e il servizio per lo sviluppo di un bene comune all’intera collettività. Per usare nuovamente un’immagine: con un mare in tempesta non c’è nessuno sul ponte di comando della nave. La crisi della politica nasce però da lontano e affonda le sue radici in una più vasta e grave crisi culturale, che ha minato le fondamenta stesse dell’uomo. Per cui anche se ci fosse qualcuno al comando, probabilmente non saprebbe dove andare o non avrebbe il coraggio di tracciare una rotta.
Credo di aver trattato a sufficienza di finanza pubblica e posso dunque rubare qualche riga per parlare di una cosa davvero importante: il Natale. Ci stiamo preparando a vivere (o abbiamo appena vissuto, dipende da quando vi giungerà questo articolo) un avvenimento straordinario. “Un Bambino è nato per noi!” è questa la buona novella, che ha spezzato la storia in due innescando una rivoluzione permanente. Una nascita, l’unico fatto che realmente può ringiovanire il mondo. Oggi tutto scorre via rapido e senza sostanza, proviamo però a fermarci un istante e guardare quel bimbo nel presepe. Magari il suo sorriso toccherà il nostro cuore e anche noi potremo essere “sorpresi dalla gioia”. Buon Natale e felice Anno nuovo a tutti. 
Mauro Andreoli, Capogruppo e Consigliere delegato alla Spending Review

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