"Tuttavia non credo che questo orribile silenzio della nostra epoca durerà a lungo, sebbene ritenga che al momento aumenterà. Che farsa la moderna larghezza di vedute! Nella moderna civiltà, libertà di parola significa in pratica che si può parlare solo di cose senza importanza. Non dobbiamo parlare di religione, perché è illiberale; non dobbiamo parlare di pane e formaggio, perché vuol dire parlare di negozi; non dobbiamo parlare della morte, perché è deprimente; non dobbiamo parlare della nascita, perché è indelicato. Non può durare. Qualcosa sopravvenga a infrangere questa strana indifferenza, questo strano egoismo sognante, questa strana solitudine di una folla di milioni di persone. Qualcosa deve interrompere tutto ciò. Perché non voi ed io?" Il Napoleone di Notting Hill di G.K.Chesterton

sabato 22 dicembre 2012

Una sfida alla portata di tutti: capire il bilancio pubblico

Questa è la versione estesa e più dettagliata del mio articolo apparso sul Lonatese del dicembre 2012 (leggi la versione ridotta)
In questi miei articoli vorrei però tentare di dare anche un quadro chiaro e semplice di quelle che sono le questioni economiche e le dinamiche legate al bilancio pubblico locale. Lo farò utilizzando molte semplificazioni ed evitando i tecnicismi, in modo da rendere accessibili a tutti questi argomenti.
Purtroppo non si può raccontare tutto in un articolo solo, spezzerò dunque la trattazione in 3 articoli così da non annoiare nessuno. Per primo spiegherò come si compone un bilancio pubblico, tratterò poi dei vincoli derivanti dal Patto di Stabilità Interno per poi fare una riflessione specifica su alcune tematiche legate alla spesa pubblica.
Iniziamo con il dire che un bilancio pubblico non è molto diverso da quello di una famiglia (e forse così andrebbe gestito). Da una parte abbiamo infatti gli stipendi o le pensioni che sono le entrate correnti o normali e dall’altro abbiamo le spese correnti ossia il carrello della spesa, le bollette, la benzina ecc…. Abbiamo poi anche delle Entrate non correnti o Straordinarie ossia la vendita di un immobile oppure la contrazione di un Mutuo per l’acquisto di una casa o di un finanziamento per un’auto. Dal lato delle spese straordinarie specularmente troviamo dunque l’acquisto di una casa, un’auto oppure anche il cambio della caldaia o altre spese simili.
Il Bilancio Pubblico ha 3 grandi voci di Entrate Correnti (che si possono paragonare agli stipendi delle famiglie) e sono: le Imposte, i trasferimenti da parte dello Stato e le Tasse (queste ultime classificate insieme ad alcune entrate che potremmo definire “varie”). Nella prima (denominata Titolo I) trovano spazio l’IMU, la Tarsu (tassa rifiuti), addizionale Irpef ed una marea di altre piccole imposte (pubblicità, occupazione suolo pubblico...). Nella seconda (Titolo II) vi sono i soldi che lo Stato Centrale dà agli Enti Locali per il loro funzionamento. La terza voce (titolo III) è la più variegata, vi sono le Tasse ossia quelle Entrate a fronte di servizi specifici resi ad un parte della popolazione (es. il buono mensa pagato dalle famiglie), i canoni di affitto o di concessione e molte altre voci minori. Vi sono poi 2 voci di Entrate non correnti. Sono l’accensione di Mutui (Titolo V) e le Entrate da alienazioni od Oneri (Titolo IV). In questa voce oltre alle vendite di immobili dell’Ente trovano posto gli Oneri di Urbanizzazione ossia quei soldi che si pagano in fase di costruzione o a seguito di licenze edilizie e che dovrebbero servire a garantire i servizi strutturali alla nuova area edificata.
Il lato della Spesa è molto più semplice perché troviamo una grande voce (titolo I) che riassume tutte le Spese Correnti ossia le spese di funzionamento della macchina pubblica (personale, le utenze energetiche, il mantenimento dei mezzi, funzionamento uffici) e tutte le Spese più “politiche” ossia quelle legate al Sociale, alle Scuole, agli Asili, illuminazione pubblica….
Le Spese non correnti sono invece le Spese in C/Capitale (Titolo II) ossia la costruzione di
immobili, il rifacimento di strade, piazze, fognature…. Accanto a queste troviamo poi la Spesa per il rimborso dei Mutui. È una precisazione tecnica, ma bisogna farla: nel rimborso dei mutui si imputa solo la spesa per la quota capitale (ossia il rimborso della somma avuta in prestito), gli interessi su detta somma sono invece ricompresi nella spesa corrente.

Se avete letto fin qui avete superato la parte noiosa della trattazione e dai prossimi articoli possono solo attendervi tempi migliori. Possiamo però trarre subito un paio di interessanti conclusioni. In primo luogo si intuisce che se si perde/riduce uno stipendio bisogna o trovare un’altra Entrate o ridurre le spese. Questo è quello che sta accadendo per via delle riduzione dei Trasferimenti da parte del Governo. In secondo luogo è facile intuire che le Spese correnti e le Entrate correnti dovrebbero essere al massimo uguali tra loro (meglio per una famiglia magari se si risparmiasse qualcosa). Questa logica conclusione però non è sempre stata osservata in finanza pubblica (più a livello centrale in realtà che non locale) e si è arrivati a finanziare la spesa corrente con le Entrate non correnti. Come se si vendesse un’auto per andare a far la spesa al supermercato (nella realtà non si vendeva nulla, ma semplicemente si contraeva debito pubblico ossia si ricorreva ai prestiti). Del tutto legittimo, segno però che qualcosa non va. Si segnala al lettore che ancora oggi la legge permette ai Comuni di coprire la spesa corrente con una quota non indifferente degli oneri d'urbanizzazione. Questa prassi è utilizzatissima da molti Enti (tra cui il nostro) sopratutto oggi viste le ristrettezze di bilancio. Seppur non sbagliata in sé (a patto che si finanzi alcuni tipi di spesa es. cultura o istruzione) porta dei gravi problemi a livello di equilibrio generale futuro. Infatti si rischia di “pompare” il bilancio in modo artificiale (come se si assumesse del doping). A seguito di queste maggiori Entrate straordinarie si aumenta in continuazione la spesa corrente. Nel tempo questo porta la spesa a gonfiarsi e quando le entrate spariscono si crea un “buco” notevole. Questo è avvertito molto soprattutto nella congiuntura attuale perché queste entrate derivavano dall'edilizia, un settore oggi in forte crisi. Quindi alla mancanza dei trasferimenti si somma anche questo secondo fenomeno che crea un effetto dirompente sugli equilibri di bilancio. Forse un esempio aiuterà a capire meglio: immaginate di avere uno stipendio mensile di 1000 e per una serie fortunata di motivi avete vinto ad una lotteria che vi garantisce per un anno 250 ogni mese. Un ottima cosa, con quei 250 possiamo fare molto, comprare l'auto, cambiare il frigorifero... Poniamo però che noi ci abituassimo a spendere ogni mese, per la nostra spesa corrente (supermercato, benzina, bollette, divertimenti), 1250. Del tutto legittimo, però tra un anno non avremo più i 250 e faremo dunque una notevole fatica a tornare nel nostro budget di spesa mensile di 1000, perché siamo abituati a spendere molto di più. Dovremo dunque fare delle rinunce e ripensare al nostro stile di vita. (per passare da 1250 a 1000 dovremmo ridurre la spesa del 20%) Ancora più difficile sarebbe se il nostro stipendio calasse contemporaneamente da 1000 a 900. (la riduzione in questo caso sarebbe del 28%). Se invece avessimo mantenuto un livello di spesa mensile di 1000 (o leggermente superiore) e avessimo impiegato le Entrate extra per qualche investimento, nel peggiore dei casi (fine rendita e riduzione stipendio) dovremmo ridurre la nostra spesa solo del 10%.
Mi rendo conto che l'ultima parte non è di facile intuizione, ma purtroppo nel bilancio pubblico esistono molte variabili concatenate tra loro che non esauriscono il loro effetto in un solo anno. Vi invito a riflettere su queste banali, ma non molto scontate, conclusioni. Dai prossimi articoli, per chi avrà la pazienza di leggerli, potrete trovare qualcosa di più interessante.
Per segnalazioni o chiarimenti mi scriva
Mauro Andreoli, Capogruppo e Consigliere Delegato alla Spending Review

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