"Tuttavia non credo che questo orribile silenzio della nostra epoca durerà a lungo, sebbene ritenga che al momento aumenterà. Che farsa la moderna larghezza di vedute! Nella moderna civiltà, libertà di parola significa in pratica che si può parlare solo di cose senza importanza. Non dobbiamo parlare di religione, perché è illiberale; non dobbiamo parlare di pane e formaggio, perché vuol dire parlare di negozi; non dobbiamo parlare della morte, perché è deprimente; non dobbiamo parlare della nascita, perché è indelicato. Non può durare. Qualcosa sopravvenga a infrangere questa strana indifferenza, questo strano egoismo sognante, questa strana solitudine di una folla di milioni di persone. Qualcosa deve interrompere tutto ciò. Perché non voi ed io?" Il Napoleone di Notting Hill di G.K.Chesterton

venerdì 14 maggio 2010

Le Premesse (Economiche) alla Crisi

In questi giorni è in atto il salvataggio della Grecia da parte dell’UE con uno storico cambio di rotta per quanto riguarda la politica monetaria della BCE. Noi però continuiamo a parlare della crisi iniziata nel 2008 negli USA, perché anche la Crisi di Atene è figlia di quella americana. Una crisi indubbiamente è generata dall’intrecciarsi di numerosi fattori, vi sono però alcuni fattori più determinati di altri, per la crisi USA del 2008 essi sono:
L’indebitamento. Negli ultimi 20 anni il debito delle famiglie americane (e non solo) è aumentato spaventosamente arrivando a toccare il 96% del PIL. (negli USA il debito è sostenuto prevalentemente dalle famiglie, in Europa invece dagli Stati nazionali). Il debito è stato finanziato prevalentemente dal sistema bancario. L’inflazione e il rallentamento dell’economia hanno però eroso il potere di acquisto delle famiglie, riducendo la loro capacità di risarcimento del debito contratto. Questo ha esposto sempre più le banche al rischio di insolvenza dei loro clienti. Con la “finanza innovativa” le banche si sono scambiate questi titoli e con essi il rischio di insolvenza, legandosi a doppio filo in una spirale molto pericolosa.
La Deregulation, esistono parametri di controllo per la stabilità patrimoniale delle banche. Uno tra i più semplici è quello che mette in relazione il Capitale Proprio della banca con i suoi debiti. A partire dal 1999 negli States si assiste alla Deregulation, cioè la deregolamentazione. Infatti con una serie di atti, il Congresso e l’amministrazione USA, fanno venir meno uno dopo l’altro buona parte di questi parametri prudenziali. Nel 2004 addirittura il dipartimento del Tesoro esonera le banche interstatali dai controlli sui “prestiti predatori” (prestiti che si rivolgono alla popolazione più debole, con tassi, penali e commissioni molto alte, se non eccessive). Questo porta inevitabilmente all’abuso (il denaro inizia a generare se stesso), ma ancora di più toglie ogni freno all’indebitamento della banche, che inizia a cresce a dismisura. I Capitali Propri dei vari istituti non sono più proporzionati al rischio complessivo che questi debiti portano con loro.
I Subprime (o prestiti di second chance) sono prestiti concessi a persone a rischio (già insolventi in passato) per l’acquisto di unità immobiliari. Questi prestiti sono concessi anche senza documentazione e garanzie adeguate.
Alcune società si specializzano in tali prestiti facendosi rimborsare tassi sensibilmente più alti della media, nel 2005 la FED aumenta i tassi di riferimento e questo porta all’espansione della diffusione di questi strumenti. Essi sono vere e proprie “bombe ad orologeria”, perché portano con loro altissimi rischi di insolvenza. Le banche vedono quindi bene di ripulire i loro bilanci da questi titoli tossici tramite cartolarizzazione. I prestiti vengono tramutati in titoli obbligazionari e collocati sul mercato. Essi sono tutelati da appositi strumenti derivati, tanto che alcune società di rating li giudicano (forse un po’ ingenuamente) affidabilissimi, assegnandogli anche la tripla A, il più alto giudizio in merito alla solvibilità del debito.

Fanno molto riflettere le dichiarazioni di William Dalls, amministratore delegato di una società specializzata in Subprime che più tardi dirà:
“ Nel 2006 le Cartolarizzazioni hanno generato il 33% degli utili totali delle 5 grandi banche d’investimento di Wall Street, contro il 13% del 2000, così da aver potuto dichiarare profitti per 130 miliardi di dollari”.
“ Le banche hanno specificatamente chiesto in offerta più mutui di scarsa qualità perché altrimenti avrebbero perso grosse opportunità di profitto. Le banche sanno di vendere carta straccia”.

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