"Tuttavia non credo che questo orribile silenzio della nostra epoca durerà a lungo, sebbene ritenga che al momento aumenterà. Che farsa la moderna larghezza di vedute! Nella moderna civiltà, libertà di parola significa in pratica che si può parlare solo di cose senza importanza. Non dobbiamo parlare di religione, perché è illiberale; non dobbiamo parlare di pane e formaggio, perché vuol dire parlare di negozi; non dobbiamo parlare della morte, perché è deprimente; non dobbiamo parlare della nascita, perché è indelicato. Non può durare. Qualcosa sopravvenga a infrangere questa strana indifferenza, questo strano egoismo sognante, questa strana solitudine di una folla di milioni di persone. Qualcosa deve interrompere tutto ciò. Perché non voi ed io?" Il Napoleone di Notting Hill di G.K.Chesterton

martedì 29 luglio 2014

Sognando il PPE, costruiamo insieme un Centrodestra unito

Il sogno e l'obbiettivo che ci dobbiamo porre è quello di arrivare, anche in Italia, al PPE. Occorre però partire dal basso con idee e valori condivisi, evitando la sterile "conta dei voti".

Confesso di fare fatica a riconoscermi in un certo modo di fare politica portato avanti da alcuni. Confesso inoltre di fare fatica, ogni tanto, a riconoscermi in alcune scelte portate aventi da Silvio Berlusconi. Non posso però che condividere in pieno e rilanciare l'idea di un grande partito che riesca a radunare tutto il Centrodestra italiano, fatto sopratutto da quei moderati e quei cattolici che non si riconoscono nella Sinistra. Il PDL è stato un grande sogno e un grande esperimento, purtroppo non andato a buon fine. Per non commettere gli errori del passato bisogna partire dal basso, lavorarando su quei valori fondamentali che ci accomunano. Prima dunque i valori e le idee, poi le strutture e l'organizzazione. Non si tratta solo di sommare pacchetti di voti, ma far crescere anche in Italia il grande progetto del Partito Popolare Europeo
Cari amici,
una semplice lettura dei più recenti risultati elettorali è sufficiente per cogliere un dato di assoluta evidenza: in Italia centrodestra e centrosinistra sono competitivi, e quindi è possibile un bipolarismo maturo, di tipo europeo, solo se il centrodestra è capace di darsi un assetto unitario.
Per questo, come leader della forza più votata del centrodestra, sento fortemente la responsabilità di proporvi una riflessione sul tema dell’unità politica intorno ai valori che ci accomunano.
L’evidenza dei numeri è un presupposto logico, ma naturalmente non è una ragione sufficiente.
Guai anzi se pensassimo a riprendere la strada delle sommatorie numeriche, utili solo a sconfiggere l’avversario: uno strumento che spesso la sinistra ha utilizzato con i risultati che sappiamo, ma un errore che anche noi, per quanto in misura minore, abbiamo forse commesso in passato. Questa è, probabilmente, la ragione principale del fatto che - pur avendo realizzato tante cose importanti insieme - non siamo riusciti a compiere fino in fondo quel percorso riformatore che il Paese si aspettava da noi.
Negli ultimi anni il cammino politico del centrodestra in Italia ha visto prevalere le tendenze centrifughe. Non è questa la sede per approfondirne le ragioni, ma credo di non sbagliarmi asserendo che siano state ragioni di metodo più che di merito. Non è venuta meno cioè la condivisione di valori fondanti, in nome della quale dal 1994 al 2006 abbiamo compiuto insieme un percorso importante, sia al governo che all’opposizione.
Naturalmente oggi non si tratta di tornare al passato: la situazione è profondamente mutata, diverse e più pressanti sono le attese degli elettori, è cambiata l’offerta politica per effetto della nascita di un fenomeno distruttivo come Grillo, ma anche e soprattutto in conseguenza della diversa caratterizzazione che Renzi ha dato al maggior partito della sinistra italiana.
Una caratterizzazione più moderna e dinamica nello stile e nel linguaggio, e quindi più in sintonia con le emozioni del Paese, ma non per questo più compatibile in prospettiva futura con la visione dell’uomo, della società e della politica che il centrodestra nel suo insieme rappresenta.
Io credo che la nostra sia un’area politica tuttora maggioritaria nel Paese, una buona parte della quale si è rifugiata nell’astensione.
Le ragioni della disaffezione di una parte significativa dell’elettorato di centrodestra sono complesse, ma una delle principali è certamente la nostra divisione, l’esasperazione dei particolarismi, le scelte di convenienza e la sensazione di debolezza e di confusione che ne deriva.
Per questo mi rivolgo a Voi tutti: credo che abbiamo una responsabilità comune nei confronti dell’Italia che rappresentiamo.
Sono convinto che sia giunto il momento di riprendere, per gradi e nel rispetto delle storie di ciascuno, la strada per costruire non un cartello elettorale, che non servirebbe a nulla, ma una piattaforma politica comune in vista delle prossime scadenze elettorali.
So benissimo che fra noi ci sono delle differenze, anche significative, di linguaggio, di metodo e di contenuti. È naturale che sia così: non siamo lo stesso partito e non immaginiamo di diventarlo.
Tuttavia queste differenze non escludono un minimo comun denominatore, che è il nostro tratto distintivo rispetto alla sinistra: la centralità della persona, dell’uomo, del cittadino rispetto allo Stato, la richiesta pressante di uno Stato più leggero e quindi anche più efficiente, che imponga meno tasse e meno burocrazia e garantisca più libertà.
Non è poco, è ciò su cui nelle grandi democrazie si distinguono destra e sinistra. Tutto il resto, contenuti specifici, linguaggi, insediamenti elettorali, è importante ma viene dopo.
E ancora dopo vengono le questioni di leadership, di candidature, di liste o di organigrammi. Questo è il punto d’arrivo, non quello di partenza, di un percorso lungo e graduale, che abbiamo il dovere di intraprendere.
Gli italiani, d’altronde, non vogliono formule, vogliono sentirsi dire, in modo pragmatico e credibile, cosa vogliamo fare, quando, come e con chi. Per questo vi rivolgo un appello: su questi temi possiamo ricominciare a lavorare insieme, perché sono temi che appartengono a noi e sui quali la sinistra ha risposte molto diverse dalle nostre. Ricominciare senza rivendicare primogeniture, non da un accordo fra vertici di partiti, ma dal basso, dal territorio, fra la gente.
Credo che la maggioranza degli italiani sarà pronta ad ascoltarci e a partecipare, se sapremo essere credibili.
Con amicizia.
Silvio Berlusconi

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