La nuova tassa sui rifiuti si appresta a dissanguare le
imprese, addirittura con raddoppi dell’imposizione
Per quest’anno, e si badi bene solo per quest’anno perché già dall’anno prossimo si parlerà di
service tax, è in arrivo la TARES. Si tratta della nuova tassa rifiuti ideata
dal Governo Monti (decreto n. 201/11) in sostituzione della vecchia TARSU (la
TIA è oramai data definitivamente per dispersa).
Come si calcola (in breve)?
Il procedimento di calcolo è abbastanza raffinato e
grossomodo si compone di questi passaggi. Innanzitutto vengono identificati i
costi da coprire per il servizio di smaltimento rifiuti (fissi, comuni,
variabili…). Vengono poi presi dei parametri generali che identificano quanti
rifiuti produce un determinato Comune. Questi parametri cambiano a seconda che
il Comune abbia una popolazione inferiore o superiore ai 5000 abitanti e che si
trovi al nord, al Sud o al Centro Italia. Identificata la mole di rifiuti
prodotti complessivamente si identificano quanti di questi rifiuti sono
prodotti dalle realtà produttive. Esistono infatti 30 classi (un po’ troppo
eterogenee) che presentano parametri (minimi e massimi) di produzione di
rifiuti per metro quadrato. Stimati quanti rifiuti producono complessivamente
le attività produttive si determinano per differenza (rispetto al totale già
stimato) i rifiuti prodotti dai privati. Il costo da coprire (e dunque il
relativo carico fiscale) è ripartito in base ai rifiuti prodotti (il principio
a cui si ispira la tassa è “chi inquina paga”). Dunque:
Per le attività produttive si terrà conto dei metri quadri di attività e dei relativi parametri di produzione rifiuti per metro quadro.
Per i privati il carico sarà ripartito in due quote. Una riferita ai metri quadri dell’abitazione e una in base al numero di componenti del nucleo familiare.
Cosa poteva fare il Comune?
Al Comune è stata lasciata una piccola autonomia. Ossia era
possibile scegliere, entro un minimo e un massimo fissati per legge, il
parametro da applicare alle realtà produttive. Similmente si poteva scegliere,
sempre entro un minimo e un massimo fissati per legge, la quota dei privati
rispetto ai componenti del nucleo familiare.
Cosa è stato fatto?
La proposta elaborata dalla nostra Amministrazione ci è
parsa abbastanza equilibrata. Da una parte abbiamo fissato dei parametri
intermedi per le attività produttive (circa il 45 % del parametro massimo
applicabile, ad eccezione delle Banche e dei Motel a cui abbiamo applicato il
massimo), dall’altra abbiamo privilegiato le famiglie più numerose. In tutto
questo non abbiamo potuto tenere conto del reddito o altre valutazione di tipo
politico-sociale, essendo la TARES saldamente ancora ai parametri fissati per
legge.