Alcune riflessioni in ordine sparso. Un brutto fatto la caduta della targa, ma c'è stato molto altro, forse qualche "miracolo", ecco una contro-lettura dei fattacci del primo maggio.
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Da La Prealpina del 03 maggio 2017 |
Dopo aver parlato della vita e della morte di don Mario
(
Vedi articolo) veniamo ora ai “miracoli”.
Ovviamente non spetta a me proclamare la santità di nessuno,
né additare dei fatti come prodigiosi, alcuni avvenimenti dovrebbero però far riflettere.
Quanto accaduto durante l'intitolazione della Piazza a don
Mario Manfrin è sicuramente fatto censurabile e deplorevole. Il veder cadere la targa
durante la cerimonia è stato un bruttissimo episodio, che ha guastato la
giornata e ha lasciato l’amaro in bocca a molti.
A tal riguardo sono
già stati promossi gli opportuni provvedimenti verso la ditta (esterna
all'Amministrazione) che aveva l’incarico di posizionare la targa, per
verificarne la corretta esecuzione del lavoro, eventuali imperizie o peggio
negligenze. In qualità di Amministratore Comunale, pur non essendo competente
in materia o direttamente responsabile, non posso comunque che scusarmi, per
quanto accaduto, verso i tanti cittadini presenti.
Le cose però difficilmente accadono per caso.
Personalmente poi non mi ha mai spaventato la bruttezza del male, piuttosto mi ha
sempre sorpreso la sovrabbondanza del
bene, che arriva dove noi neanche immaginiamo. Mi permetto dunque di suggerire una piccola "contro-lettura" che sicuramente stride con quella proclamata da alcuni pulpiti, ma che è necessaria per portare l'attenzione su alcuni fatti "prodigiosi" della giornata:
Il "miracolo" è che la targa di don Mario si
stacca, ma della tanta gente chi si trovava lì sotto nessuno si fa male. C'era
anche una bimba, a cui la lastra è arrivata vicinissima, ma fortunatamente (o miracolosamente) nulla è accaduto.
Il "miracolo" è
che la targa cade, ma non si rompe. Questo perché la caduta è attutita da una pianta, che nei progetti iniziali della cerimonia neanche c'era ed è stata
messa lì, per caso, all'ultimo minuto, da chi ha posizionato la bandiera.
Il "miracolo" ancora è vedere così tante realtà differenti (enti, associazioni, commercianti...) collaborare per un gioioso momento di festa. Una collaborazione non facile, tra
realtà molto eterogenee e che (ammettiamolo) hanno avuto qualche incomprensione
in passato, ma le hanno accantonate, per realizzare qualcosa di bello insieme.
Il "miracolo" è anche la pioggia. Diciamo anche
qui la verità: quando don Mario se n'è andato da S.Antonino non si è trattato di un'addio tra
i più sereni. Vi erano allora diverse incomprensioni, dissapori e qualche
polemica. Don Mario da sacerdote "santo" non ha serbato rancore nel
suo cuore e ha continuato a voler bene alla sua gente, curandola un po’ più da
lontano, senza però perderla mai di vista. Il problema eravamo noi, che sotto
sotto ci sentivamo un po' in difetto verso di lui (anche se non lo ammetteremo
mai). Serviva allora un po' di pioggia per lavar via tutte queste colpe segrete. Mi piace pensare allora che sia stato lui a mandarla, come per dire "mettiamo una pietra sopra" . Forse un
po' troppo letteralmente, perché con colpo teatrale la targa cade ed è un
brusco risveglio, come uno dei famosi ceffoni educativi di don Mario, che
stordivano, ma facevano riflettere e rinsavire il mal capitato.
Un ceffone ben assestato che porta con sé una domanda: cosa stiamo
facendo noi per questo paese? Lo stiamo amando come don Mario l'ha amato? Ecco
il punto: l'amore e il desiderio di realizzare qualcosa di bello. La storia di
don Mario è istruttiva, insegna che non mancano mai polemiche, incomprensioni e
dissapori nel lungo e difficile cammino della vita, ma alla fine non contano nulla. Ciò che resta e segna davvero è l'amore che
si spende. Le tante incomprensioni e chi le ha
provocate vengono lavate via dalla pioggia, dimenticate, l'esempio
di don Mario invece giganteggia ed illumina il cuore di molti.
PS attenzione dunque a passare non curanti sotto quella targa, specie
magari per chi cova sentimenti di rancore, alimenta la polemica, semina
zizzania, perché don Mario, che vigila attentamente la sua gente, potrebbe
decidere di far piovere qualche improvviso manrovescio. E allora ci toccherebbe
reintitolarla "Piazza del ceffone" .
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