![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwfUOecTJWS21ba8VVgaUWP_SYKAE4TFSRFq2nkyrvh7Jl7TzwTiHrmcnM-hRSPudvhj_cQtu8JIijfttUiDSNjBiYiTrz1WCkpXtxxULh1UpIVHOQgmmntgPL-RP4fmG_uwsLmH4c-2U/s400/Vittoriano.jpg)
Sono passati ben 65 anni dalla liberazione eppure quando se ne parla, ancora si infiammano polemiche e scontri tra fazioni politiche che rivendicano il protagonismo della guerra di resistenza. Questa conflittualità non dovrebbe esistere, perché la storia della resistenza è un prezioso patrimonio comune della nostra storia.
Essa ha inizio l’8 settembre 1943 con l’annuncio dell’armistizio di Cassibile con cui l’Italia si arrendeva agli alleati. Questa è a mio avviso la pagina più nera della nostra storia recente, non tanto per la sconfitta militare subita, ma perché in essa si consuma la morte del nostro Stato. Infatti l’8 settembre il Re fugge da Roma e il Governo pure, senza lasciare alcuna indicazione all’esercito. I più importanti organi istituzionali scappano senza preoccuparsi di uno degli obblighi costitutivi più importanti per uno stato, assicurare la difesa della sua gente e della sua terra contro i nemici. È da qui che nasce la resistenza, come moto spontaneo di un popolo in lotta per liberare la sua terra dall’invasore. Dico popolo perché all’interno nelle formazioni partigiane era rappresentata TUTTA la nazione, non vi erano solo i comunisti o i socialisti (che in realtà erano solo una minoranza delle forze partigiane), ma vi erano anche i monarchici, i liberali e i cattolici. È quindi ingiusto attribuire a una sola parte politica quella che fu una “resistenza di popolo”.
Alla vigilia delle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia siamo chiamati a ricordare che cosa fa della nostra gente un popolo e del nostro paese una nazione. La guerra di liberazione non può essere appannaggio di una sola parte politica, perché è stata un esperienza comune fondativa per tutta la nostra nazione. Essa fu un moto spontaneo di libertà e una testimonianza di vitalità del nostro popolo, che nonostante le disavventure della storia non si piegava all’ingiusta morte del suo Stato, ma resisteva in modo autonomo per la libertà contro tutte le ideologie. Quest’anno il 25 dobbiamo sentirci tutti un po’ partigiani.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.