Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei Deputati, discorso di insediamento 30 aprile 2008
"Tuttavia non credo che questo orribile silenzio della nostra epoca durerà a lungo, sebbene ritenga che al momento aumenterà. Che farsa la moderna larghezza di vedute! Nella moderna civiltà, libertà di parola significa in pratica che si può parlare solo di cose senza importanza. Non dobbiamo parlare di religione, perché è illiberale; non dobbiamo parlare di pane e formaggio, perché vuol dire parlare di negozi; non dobbiamo parlare della morte, perché è deprimente; non dobbiamo parlare della nascita, perché è indelicato. Non può durare. Qualcosa sopravvenga a infrangere questa strana indifferenza, questo strano egoismo sognante, questa strana solitudine di una folla di milioni di persone. Qualcosa deve interrompere tutto ciò. Perché non voi ed io?" Il Napoleone di Notting Hill di G.K.Chesterton
sabato 24 aprile 2010
25 aprile e 1° maggio
Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei Deputati, discorso di insediamento 30 aprile 2008
venerdì 23 aprile 2010
Ridateci la Resistenza
Sono passati ben 65 anni dalla liberazione eppure quando se ne parla, ancora si infiammano polemiche e scontri tra fazioni politiche che rivendicano il protagonismo della guerra di resistenza. Questa conflittualità non dovrebbe esistere, perché la storia della resistenza è un prezioso patrimonio comune della nostra storia.
Essa ha inizio l’8 settembre 1943 con l’annuncio dell’armistizio di Cassibile con cui l’Italia si arrendeva agli alleati. Questa è a mio avviso la pagina più nera della nostra storia recente, non tanto per la sconfitta militare subita, ma perché in essa si consuma la morte del nostro Stato. Infatti l’8 settembre il Re fugge da Roma e il Governo pure, senza lasciare alcuna indicazione all’esercito. I più importanti organi istituzionali scappano senza preoccuparsi di uno degli obblighi costitutivi più importanti per uno stato, assicurare la difesa della sua gente e della sua terra contro i nemici. È da qui che nasce la resistenza, come moto spontaneo di un popolo in lotta per liberare la sua terra dall’invasore. Dico popolo perché all’interno nelle formazioni partigiane era rappresentata TUTTA la nazione, non vi erano solo i comunisti o i socialisti (che in realtà erano solo una minoranza delle forze partigiane), ma vi erano anche i monarchici, i liberali e i cattolici. È quindi ingiusto attribuire a una sola parte politica quella che fu una “resistenza di popolo”.
Alla vigilia delle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia siamo chiamati a ricordare che cosa fa della nostra gente un popolo e del nostro paese una nazione. La guerra di liberazione non può essere appannaggio di una sola parte politica, perché è stata un esperienza comune fondativa per tutta la nostra nazione. Essa fu un moto spontaneo di libertà e una testimonianza di vitalità del nostro popolo, che nonostante le disavventure della storia non si piegava all’ingiusta morte del suo Stato, ma resisteva in modo autonomo per la libertà contro tutte le ideologie. Quest’anno il 25 dobbiamo sentirci tutti un po’ partigiani.
mercoledì 21 aprile 2010
L’idea di Fini serve al PDL
Preciso subito che non sono affatto un fan delle posizione politiche di Gianfranco Fini. Su alcuni temi mi trovo in totale disaccordo, ma devo ammettere che, questa volta, il Presidente della Camera mette sul piatto temi fondamentali per il futuro del PDL.
Innanzitutto bisogna considerare che Fini e Berlusconi sono espressione di due aree politiche diverse, il primo di Destra il secondo più di Centro. Queste due aree si sono fuse nel PDL, con l’importante progetto politico di dar vita ad soggetto unitario di CentroDestra in Italia.
Silvio Berlusconi è indubbiamente l’attuale Leader del PDL. Il suo ruolo e il suo carisma gli hanno permesso negli anni di esercitare il ruolo del decisore unico. Questo è a mio avviso pericoloso e sicuramente poco gradito a Fini, uno che arriva dai partiti della Prima Repubblica, basati su una più ampia democrazia interna. Giudico interessante l’idea di Generazione Italia, perché serve a costruire un’alternativa in chiave strategica. Spiace dirlo, ma Berlusconi non è eterno. La possibilità che si sviluppi la figura di un altro leader non è quindi solo auspicabile, ma addirittura necessaria.
Il PDL è poi un partito che raccoglie il 38% dei voti e non si può immaginare che al suo interno vi sia una sorta di unanimità di vedute. Lo sviluppo di correnti interne è quasi fisiologico, in quanto espressione di sensibilità e idee differenti.
Generazione Italia serve poi per una questione di equilibrio politico. Serve infatti qualcosa per controbilanciare il potere leghista, uscito rafforzato dalle scorse elezioni. Fini potrebbe servire da
equilibratore, evitando così un eccessivo appiattimento del PDL sulle posizioni leghiste. Infatti, seppur alleato fedele e prezioso, la Lega porta avanti istanze politiche diverse da quelle del Popolo della Libertà.
In definitiva ben venga Generazione Italia, a patto che resti davvero una forza di stimolo, senza trasformarsi in una corrente, pronta a dilaniare l’unità politica del PDL per sete di potere. Questo non tanto per Fini o Berlusconi, ma per il futuro stesso della politica italiana.
domenica 18 aprile 2010
18 aprile (1948) Festa Nazionale della Libertà
Il riferimento storico è il 18 aprile 1948. I più mi diranno: ma cos’è successo di così importante in quella data? Vediamo di scoprirlo:
Il 18 aprile 1948 si sono svolte le prime vere elezioni politiche in Italia. L’Assemblea Costituente aveva terminato i suoi lavori, dando alla luce l’attuale Costituzione, un documento mirabile soprattutto nella parte valoriale, opera di un compromesso storico di altissimo spessore culturale. Forse un po’ troppo pavida nel delineare la forma di governo, ma questo è un altro discorso…
A fronteggiarsi erano essenzialmente la Democrazia Cristiana di De Gasperi e il Fronte Democratico Popolare, cioè il PCI di Togliatti insieme al PSI. Da una parte lo Scudo Crociato e dall’altra la Stella con Garibaldi (questo era il simbolo del Fronte). Risultato: la DC stravince raccogliendo da sola il 48,51% dei voti, il 13 % in più di quelli ottenuti per l’Assemblea Costituente. Sono sciuro che qualcuno avrà commentato: “si, beh e allora? Che me n’importa?”
La celebrazione che voglio promuovere non è semplicemente il ricordo della vittoria di una forza politica (più o meno simpatica) sull’altra. In quell’elezione si è giocato il destino del nostro paese e del nostro popolo. Eravamo, allora, di fronte a una vera e propria “scelta di campo”. Da una parte la DC, con i suoi alleati e i comitati civici rappresentavano la democrazia, la libertà, l'atlantismo, l'europeismo, insomma la scelta occidentale. Dall’altra parte vi era il PCI di Togliatti legato a doppio filo con il regime di Mosca. Esso rappresentava la scelta di dipendere direttamente dall’URSS. Una scelta tutt’altro che felice. Per capire l’entità del pericolo scampato basta ricordare Katyn, i carri armati impiegati per reprimere la primavera di Praga, oppure i nostri soldati mai tornati dalla Russia, i Gulag…
Insomma il 18 maggio 1948 non vinse la DC, ma vinse l’Italia, che scelse (votò il 92,2% ) di restare libera e forte, opponendosi al pericolo comunista. Siamo tutti figli di quell’evento, grazie al quale siamo stati e siamo liberi. Per questo dobbiamo ricordarlo. Viva l’Italia, VIVA il 18 aprile!!!
Grazie Consulta
Sono felicissimo per questa sentenza. “evviva la corte costituzionale!!! Finalmente una sentenza come si deve!!!”
Prima di essere frainteso, preciso che la mia gioia non è per il merito della questione, ma piuttosto per la rilevanza politico-giuridica di essa.
L’unione fra persone dello stesso sesso è materia complessa, sulla quale è difficilissimo legiferare in quanto non esiste di fatto una posizione largamente condivisa all’interno della nostra società. Presupposto necessario per la legislazione su un argomento così importante e fondamentale. Se è possibile ipotizzare per il futuro intese atte a garantire maggiore tutela ai singoli in queste unioni, bisogna avere però sempre una salda consapevolezza: mai tali tutele potranno sostituire, ledere o usurpare l’istituto del matrimonio, atto costitutivo della famiglia.
La mia gioia per questa sentenza è legata ad altro. La corte non ha mancato di sottolineare come la sede opportuna per certe rivendicazione non è l’ambito giudiziario, ma quello legislativo. Finalmente qualcuno che lo dice chiaramente. Le leggi si fanno in Parlamento, le stabiliscono i rappresentati del popolo e non i giudici.
In una democrazia le leggi sono fatte dal parlamento e dalla mediazione, tra maggioranza e opposizione, che in esso si sviluppa, ma mai dai giudici. Questo perché ilo il parlamento possiede una legittimazione popolare, che la magistratura non ha. Accade però a volte che qualche minoranza organizzata voglia agire fraudolentemente per afferamre alcune sue istante, una forma embrionale di dittatura.
È infatti un vecchio giochetto degli ambienti radicali, far passare un’istanza politica per un diritto ingiustamente negato, ricorrendo poi al giudice per farselo riconoscere. Il risultato in caso di accoglimento è l’introduzione forzata nell’ordinamento di un principio in contrasto con il volere della maggioranza della società.
Un esempio di questo ci viene della storia, con la sentenza “Roe versus Wade” della Corte Suprema degli Stati Uniti del 1973.
Norma McCortvey (durante il processo assunse il nome di Jane Roe per questioni di sicurezza) citava in giudizio il procuratore distrettuale del Texas, Henry Wade, che applicando le leggi dello stato gli aveva impedito l’aborto. La Corte sconfessò l’operato del procuratore, aprendo di fatto la strada alla legalizzazione dell’aborto negli USA. Tutto questo quando la legislazione in materia era ampiamente negativa in molti stati americani.
In conclusione quindi non si vuole discriminare nessuno, ma semplicemente richiamare ai fondamentali dalla democrazia. Su questi principi cardine si basa l’equilibrio tra la Libertà della società e il potere dello Stato. Una volta rotto questo equilibrio difficilmente potrà ricostruruli, quindi la sentenza della corte è stupenda, mi da la certezza di vivere ancora in una stato libero. Grazie Consulta!!!